Sport

"Silvio, io e questo ItalMonza alla conquista della pazza A"

Sabato con il Torino il debutto dei brianzoli atteso 110 anni L'ad: «Impossibili i pronostici, colpa della coppa del mondo»

"Silvio, io e questo ItalMonza alla conquista della pazza A"

Sabato 13 agosto, anno di grazia calcistica 2022, è il giorno inseguito per oltre settanta anni da Adriano Galliani, nato a Monza, portato bambino sui gradoni del Sada di Monza e adesso co-protagonista del sogno di una intera mini-regione, la Brianza, con il Monza che debutta ufficialmente in serie A col Torino. «Tante volte, troppe volte, ho sfiorato questo traguardo storico, 4 volte per la precisione, a cominciare dal 76/77 per finire al 2021. E indovinate chi c'è voluto per tagliare dopo 110 anni di storia questo traguardo? Silvio Berlusconi, naturalmente»: basta far scattare la prima domanda e Adriano Galliani, alle prese con un mercato da mille e una notte, immarcabile per i suoi stessi collaboratori, ogni giorno una sorpresa, ogni giorno una idea nuova, una trattativa inedita, comincia il suo racconto che è una sorta di romanzo nazional-popolare.

Caro Galliani, in effetti, considerando il punto di partenza, il piccolo miracolo italiano è proprio lo sbarco del Monza in serie A

«Le indico due date per capire al volo: nel 2017 il Monza era in serie D, nel 2020 in Lega pro, adesso in serie A. Non solo. All'atto dell'acquisto di Fininvest del club, il 28 settembre 2018, la tribuna est dello stadio risultava chiusa dal 2001, lo stadio dichiarato inagibile, il centro sportivo addirittura abbandonato. Pensi: tra i cespugli incolti di Monzello trovammo anche la carcassa di un'auto. Sabato 13 agosto per il debutto riapre anche la tribuna est. Il segreto? Il primo è molto semplice: le risorse dell'azionista aggiunto alla passione di un matto come me!».

Qualcuno ha equivocato sul paragone fatto tra i trionfi euro-mondiali del Milan e questo successo del Monza: è stato davvero più difficile portare il Monza in A?

«Guardi che la spiegazione è elementare e non vuole sminuire l'impresa epica realizzata in 31 anni rossoneri. Prima di noi il Milan aveva già vinto tutto, scudetti e coppe. Il Monza non era mai stato in A: per questo motivo la considero una conquista più complicata. E per uno come me che ha alle spalle 45 anni da dirigente sportivo di cui 41 al fianco di Silvio Berlusconi a cui sono sempre grato, non c'è nulla di più entusiasmante. Spesso sa cosa faccio?»

No, cosa fa?

«Sfoglio l'ordine alfabetico della nuova serie A dove trovo il Monza tra il Milan e il Napoli e non ci credo ancora».

Nel frattempo sta allestendo l'italMonza: una combinazione o una scelta motivata?

«È una filosofia che discende direttamente dal presidente Berlusconi e fu inseguita anche ai tempi del primo Milan, con la trattativa per Vialli come esempio. Poi c'è l'aspetto romantico. Uno dei primi ad arrivare è stato Pessina, nato calcisticamente nel Monza e diventato il nuovo capitano. Adesso è sui giornali il titolo su Petagna che presi a 14 anni dalla Triestina per il settore giovanile del Milan. E c'è una gran bella scoperta: con tutti gli agenti e i calciatori con cui discutiamo, non abbiamo mai ricevuto un no perché siamo una neo-promossa».

Non ne avete presentato nemmeno uno dei 14 nuovi acquisti però

«L'appuntamento è fissato in piazza Trento e Trieste, a Monza, la sera del 1 settembre, giorno di chiusura del calcio-mercato. In quella occasione festeggeremo i 110 anni del club nato in quello stesso giorno nel 1912, presenteremo la nuova squadra e mostreremo anche la terza maglia che è una vera chicca, una sorpresa».

Ci sarà Silvio Berlusconi?

«È già atteso per il debutto col Torino, sabato sera. Il presidente è impegnatissimo in politica ma trova sempre il tempo per chiamarmi, più volte al giorno, per informarsi ed essere aggiornato sul mercato. È diventato un grande tifoso e posso garantire che il Monza occupa un posto molto in alto nella classifica delle sue priorità».

Dopo 45 anni di calcio, per la prima volta lei vivrà un torneo inedito, con lunga interruzione invernale per il mondiale. Che criteri bisognerà adottare per non farsi spiazzare dalla novità?

«Abbiamo studiato con attenzione il calendario. Noi avremo, al netto dei raduni azzurri, 2,5 mesi in cui giocheremo 15 partite di campionato, i club impegnati in coppa ne giocheranno 21 addirittura nello stesso periodo. La scelta è stata questa: pochissimi stranieri, e tra questi coloro i quali hanno già giocato nel campionato italiano conoscendone le caratteristiche, mi riferisco a Marlon col Sassuolo e a Marì con l'Udinese, e poi tutti giocatori italiani».

Resta fissata la missione del decimo posto? Non è troppo alta come asticella?

«Da capo azienda bisogna alzare l'asticella, sempre. Al Monza anche nel recente passato non abbiamo mai dato premi ad personam ma collettivi e a risultato raggiunto. Così tutti i contratti di nuovi acquisti sono o prestito secco oppure prestito legato alla permanenza in A. È stato difficile far digerire la modalità alle altre società ma alla fine ci siamo riusciti. Ho evitato anche di prendere svincolati perché avremmo risparmiato sul cartellino ma ci saremmo ritrovati con stipendi pesanti per molti anni sulle spalle».

Seguendo questa traccia sarà più facile scoprire chi sono i favoriti per lo scudetto?

«No, la penso in modo opposto. Non è possibile fare pronostici per via del mondiale. Nessuno oggi è in grado di valutare come torneranno dal Qatar: chi scarico, chi motivatissimo, chi infortunato, chi stanco. Fermi due mesi, dal 13 novembre al 4 gennaio non siamo mai stati. Perciò evito di pronunciarmi».

Ma sul conto di Giovanni Stroppa può farlo: a chi somiglia dei suoi allenatori del passato?

«Rifuggo dai paragoni. In questi giorni hanno continuato a chiedermi: De Ketelaere le ricorda Kakà? Ho sempre risposto allo stesso modo: ognuno ha le proprie caratteristiche, impossibile classificarli così. Per rispondere alla domanda, posso raccontare in quale modo spiegai al presidente Silvio Berlusconi la scelta di Giovanni Stroppa come allenatore dopo l'esperienza di Brocchi. Dissi: Perché fa giocare bene la squadra.

Ed ebbi via libera».

Commenti