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Sinner, la strada è giusta ma fa il Djokovic a metà. E Nole si salva in bagno

L'altoatesino va sul 2-0. Il serbo nel toilet-break si guarda allo specchio, torna e lo ribalta

Sinner, la strada è giusta ma fa il Djokovic a metà. E Nole si salva in bagno

Manca davvero poco ma manca ancora qualcosa. Eppure nel giorno in cui esce dal campo con la faccia scura, Jannik Sinner può dire di aver fatto un passo avanti verso il suo futuro radioso. Lo aveva in fondo detto Novak Djokovic: «Lui è quello che mi assomiglia di più». Simile ma non ancora uguale, ma per poco.

Insomma quello finito 5-7, 2-6, 6-3, 6-2, 6-2 è stato un match giocato quasi allo specchio, e allo specchio vinto da Novak sotto di due set durante la fuga alla toilette: «Mi sono guardato in faccia per ritrovare me stesso. L'ho fatto davvero!». A quel punto l'immagine della partita si è capovolta, dopo un inizio in cui - pagato il tributo dell'emozione - Jannik ha cominciato a mostrare quel tennis sempre più completo e decisivo che aveva annichilito Alcaraz. Che lo faccia contro un fenomeno quasi coetaneo potrebbe essere normale, che invece metta alle corsa il Cannibale del tennis è il segnale che qualcosa - in questo Wimbledon - per lui è cambiato. «Sinner avrà tante occasioni in futuro» ha rassicurato Djokovic, che, tornato dalla sosta nel bagno, ha ripreso in mano il suo tennis con i soliti allunghi impossibili da Tiramolla. Uno in particolare, nel quinto set, definito da un passante di rovescio impossibile, è la fotografia di cosa voglia dire essere un fenomeno.

A quel punto Sinner aveva già perso forza e coraggio, annichilito dall'esperienza di un avversario che non perde sull'erba di Londra dal 3 luglio del 2018 e che di queste partite ne ha vissute così tante da non spaventarsi mai: «Ho giocato per 20 anni ormai, ma lo stesso mi capitano momenti di dubbio interiore come a tutti. È quella la sfida maggiore, e l'esperienza, gestire le pause, sfruttare i toilet break, credo che sia per quello che sono riuscito diverse volte in carriera a ribaltare partite in cui ero sotto». È quello per cui Jannik deve prendere appunti, perché è da certe sconfitte che si impara a diventare imbattibili.

Non sono insomma i soliti applausi di convenienza per consolare lo sconfitto quelli che il ragazzo italiano ha ricevuto anche da William e Kate, sollevati per lui anche quando - nel quarto set - sembrava aver danneggiato la caviglia, subito soccorso da un preoccupato Novak. Sono complimenti convinti, nati da una scelta che solo un tennista con qualcosa in più poteva fare a 20 anni: lasciare il suo scopritore Riccardo Piatti per avventurarsi in una strada con molti punti interrogativi. Voleva qualcosa di più Jannik Sinner, voleva muoversi fuori dal suo campo preferito. E dopo qualche mese di conoscenza, ecco che il team con Simone Vagnozzi e (da poco) Darren Cahill, ha prodotto questo Wimbledon meraviglioso. Per carità: ci sarebbe arrivato anche con Piatti, ma forse per una strada più lunga. Mentre ora se l'è giocata quasi alla pari contro Djokovic, scegliendo di non derogare da se stesso. «Non deve snaturarsi mai» aveva detto Vagnozzi alla vigilia del match, e questo è quanto di meglio si può ottenere anche da una sconfitta così. Sapere che manca davvero poco.

E che arriverà.

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