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Via a uno sprint di 42 giorni dove è facile far peccato

42 giorni per 8 giornate di campionato, eppoi spegniamo la tv per non farci venire la depressione pre natalizia con le partite del mondiale

Via a uno sprint di 42 giorni dove è facile far peccato

E via all'ultimo sprint: 42 giorni per 8 giornate di campionato, eppoi spegniamo la tv per non farci venire la depressione pre natalizia con le partite del mondiale. Ancora, 40 giorni di calcio tra Italia ed Europa, non saranno verdetti, soltanto qualche idea per il futuro. Diciamo un mix di spettacolo, antipasto sulla degustazione finale e qualche peccatuccio, ma ha ragione chi pensa che il vero campionato, quello del «ci sei o non ci sei», partirà a gennaio.

Cosa attenderci in queste otto giornate? Venti di riscossa juventini e interisti? Probabile. Ma entrambe dovranno sbrigarsi. Un tranquillo bordeggiare di Atalanta e Napoli? Se non ora quando? I ringhi romanisti a cominciare da sabato a San Siro? Saranno necessari per la bellezza del campionato. Un Milan ancora padrone di se stesso e pronto a stupire? È la squadra che più di altre ne ha la possibilità. Saremo intrattenuti dalle sfide della Juve con Milan e Inter, dal derby torinese, ultimo flash Juve-Lazio. Poi stop. E chi lotterà nei bassifondi avrà tempo, nella pausa di circa 52 giorni, per resettarsi. Ma ci sarà altro cui badare. Per esempio siamo certi che, nelle ultime settimane, i convocati mondiali prenderanno rischi in campo? Mettere la gamba oppure no? Questo il problema. Basta un nonnulla, un infortunio da poco per restare a casa. E chi, invece, sarà in via di guarigione si affretterà o si prenderà il tempo per evitare ricadute? Direte: sono professionisti. Certo, ma il mondiale si gioca ogni 4 anni.

Qualche avvisaglia arriva dall'Argentina: Di Maria fatica in campionato, invece in nazionale gioca 78 minuti niente male. Meglio per tutti: soprattutto se comincerà a far ammirare la sua qualità anche in Italia. Insomma, non illudetevi: il peccato, anche inconscio, è dietro l'angolo in questa strana stagione.

Ovvero: credere è monotono, dubitare appassionante.

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