Il tennis coraggioso dell'altro Matteo

Arnaldi stupisce e oggi agli Us Open sfida Alcaraz per crescere ancora

Il tennis coraggioso dell'altro Matteo
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Sotto quel cappellino c'è un ragazzo coraggioso che scala la cima del tennis un obbiettivo per volta. Il prossimo sarà Carlos Alcaraz, e forse lo scalino è ancora un po' troppo alto, ma per Matteo Arnaldi intanto il traguardo di stagione è già raggiunto: con gli ottavi di New York è arrivata la certezza di entrare nei primi 50 del mondo. E per uno che solo due anni fa era oltre il 900, il futuro può essere radioso.

Matteo, insomma: mentre c'è n'è uno che continua a vivere una stagione di tormenti e sfortuna (e di Berrettini ancora non si sanno le condizione della caviglia), ce n'è un altro che ne raccoglie il testimone sognando in grande. Ci vuole coraggio, si diceva, che è un po' la caratteristica del gioco di un ragazzo ligure di 22 anni, che a 16 partì con la racchetta per la Georgia per giocare un torneo e vincerlo. Non sapeva l'inglese, allora, ma che importa: il tennis ha una lingua universale, soprattutto se hai talento. Così, dopo un momento di difficoltà, due anni fa appunto, per superare il quale tornò a Sanremo dalla sua allenatrice Alessandra Petrone («Mi ero perso, lì mi sono ritrovato»), ecco che il 2023 è stato l'anno del contatto, con la classifica che conta. Partito oltre la Top 100, ha vinto il suo primo match Atp a Barcellona, la sua prima partita in uno Slam a Parigi, ha battuto il suo primo Top 10 a Madrid (Ruud). Poi è arrivato agli UsOpen, e adesso che l'inglese lo parla bene (ha anche una fidanzata australiana, Mia) ed è seguito dall'agenzia «Back to next» aperta da Fabio Fognini, è entrato in confidenza con i suoi sogni. Superando prima Kubler, poi al quinto set la grande speranza francese Fils («a fine match ero così carico che avrei disputato un'altra partita») e finendo poi per asfaltare in tre set Cameron Norrie, un altro che tra i primi dieci del ranking c'è già stato. «Io qui mi trovo bene, Mia ha a New York la sua famiglia, ho un sacco di tifo e i campi mi piacciono», ha detto Matteo. E si vede, soprattutto perché appunto non sembra mai stanco. Così ecco adesso la grande occasione: incontrare il numero uno al mondo (Alcaraz lo sarà fino al prossimo lunedì) e fargli paura, mentre il suo coetaneo Jannik Sinner sfiderà Zverev con la possibilità che un nuovo miracolo veda un incredibile derby tra i due nei quarti.

Sogni? «Io penso solo alle cose belle che stanno succedendo, alla prossima partita e a migliorare. È già tanto essere qui, con i giocatori che solo fino a qualche mese fa vedevo solamente in tv». Davvero Matteo: tanto di cappellino.

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