Cronaca giudiziaria

Zaniolo, 2 ore in procura. "Siti illegali sì, calcio no"

Ha risposto al pm in modo «collaborativo» e non risulterebbe indagato a livello sportivo

Zaniolo, 2 ore in procura. "Siti illegali sì, calcio no"

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Torino - Ha ammesso di avere giocato su piattaforme illegali a «poker e black jack», ma nessuna puntata sul calcio. E mai avrebbe ricevuto «minacce o intimidazioni» per via di eventuali debiti di gioco. È stato il giorno di Nicolò Zaniolo, ieri in procura a Torino. Tutti gli occhi erano puntati su di lui: dopo Nicolò Fagioli e Sandro Tonali, era rimasto l'ultimo dei calciatori indagati nell'inchiesta ormai nota come «scommessopoli» ad attendere di essere sentito dai pubblici ministeri.

La sua linea però - già più volte ribadita negli scorsi giorni - non è cambiata: qualche puntata «saltuaria» sulle piattaforme non ufficiali, ma mai sul calcio, come hanno precisato i suoi avvocati diramando una nota per la stampa. Zaniolo non sarebbe nemmeno indagato dalla procura sportiva. La sua posizione, dal punto di vista della carriera calcistica, appare allo stato più leggera rispetto ai colleghi che hanno già patteggiato le squalifiche dopo avere ammesso le scommesse sul calcio, vietate per i giocatori. E cioè sette mesi per il bianconero, che riprenderà a giocare a maggio, e dieci mesi per Tonali (più 8 commutati in «piano terapeutico» per curarsi dalla ludopatia) entrati in vigore «con effetto immediato» già ieri, come ha annunciato un portavoce Fifa.

Davanti ai pm, Zaniolo ieri ha avuto un atteggiamento definito «collaborativo» dagli investigatori. Anche se avrebbe potuto non rispondere, avendone facoltà da indagato, non si è sottratto alle domande della pm Manuela Pedrotta e degli investigatori della squadra mobile guidati da Luigi Mitola. L'appuntamento di ieri era fissato da un paio di giorni, dopo una serie di contatti, ma il centrocampista dell'Aston Villa ha preferito farsi vedere poco dalle telecamere. È arrivato nel primo pomeriggio nel parcheggio sotterraneo del Palazzo di Giustizia a bordo di un van nero con i vetri oscurati. È risalito fino al settimo piano su un ascensore da cui si accede a uno spazio esterno del Bruno Caccia e da lì - attraverso un corridoio all'aperto - direttamente nell'ufficio della procuratrice Enrica Gabetta. Il suo interrogatorio è durato oltre due ore. Da quanto è trapelato, al giocatore - che era stato ascoltato una prima volta dagli inquirenti durante il ritiro a Coverciano - sono state mostrate delle chat acquisite nel corso dell'indagine e provenienti dai cellulari sequestrati. Più, a quanto risulta, alcune conversazioni tra giocatori intercettate nel corso dell'indagine che va avanti ormai da diversi mesi.

«Non è emerso nessun indizio a suo carico circa ipotesi di scommesse su partite di calcio», sintetizzano i legali di Zaniolo nella nota: «Siamo fiduciosi di chiudere presto la vicenda giudiziaria del nostro assistito».

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