I punti chiave
Avete mai visto il film Armageddon? Quando nella disperata ricerca di salvare il pianeta da un asteroide cadente, gli americani immaginano di lanciare una bomba nucleare nello spazio mettendo nel mirino il corpo celeste per cambiare le sorti del mondo? Ecco ora sappiamo che in qualche stanza del Pentagono, esperti balistici militari e membri della Nasa hanno davvero buttato giù qualche idea a riguardo; anche se in modo meno spettacolare e per ragioni assai meno eroiche. A rivelarlo è stato un documento desecretato dal titolo assolutamente innocente. Seguito pochi anni dopo dalla conferma dello scienziato firmatario che ammise come fosse "tutto vero”: c'era un piano per lanciare una bomba atomica nello spazio, precisamente sulla Luna.
A Study of Lunar Research Flights, Vol 1 non è un titolo che desterebbe grande preoccupazione a un primo sguardo. Sembra un approccio scientifico di qualche gruppo di esperti con occhiali grandi e penne biro nella nasca del lungo camice bianco che, all’alba del programma spaziale statunitense iniziato con il Programma Mercury nel 1958, analizzavano e ipotesi e variabili per il più ambito obiettivo della corsa allo Spazio: raggiungere un altro pianeta. Un satellite, per essere precisi, sì, ma comunque un corpo celeste orbitante e appunto ipotizzato fin a quel momento visto come distante ma “raggiungibile”.
Solo un particolare nella copertina del documento poteva destare un qualche tipo di sospetto: la presenza di uno scudo raffigurante “un atomo, una bomba nucleare e un fungo atomico”. Proprio come quello che sovrasto Hiroshima. Era l’emblema - al tempo, oggi è stato cambiato - dell'Air Force Special Weapons Center basato alla Kirtland Air Force Base, in New Mexico. Unità altamente specializzata che dal 1946 in poi condusse le fasi di sviluppo e test delle armi nucleari nate dopo il Progetto Manhattan. A redigere il documento era il professor Leonard Reiffel, uno dei maggiori fisici nucleari americani che lavorò con Enrico Fermi, conosciuto anche come "l'architetto della bomba nucleare”.
Un "fungo nucleare" sulla Luna
Negli anni Cinquanta l'opinione pubblica statunitense era letteralmente terrorizzata dai progressi fatti dall'Unione Sovietica nel campo della tecnologia militare e spaziale. Anzi, era quasi idea comune che l'America non stesse affatto vincendo la Guerra fredda sulla carta. Mosca sembrava essere sia in vantaggio per quel che concerneva il numero di bombardieri strategici e missili nucleari, gettando il Pentagono nel dramma del "bomber e missile gap". La rete di spie dell'Unione Sovietica che si era istallata in Inghilterra e negli Stati Uniti aveva "portato" agli scienziati del popolo tutte le informazioni necessarie per lo sviluppo e l'ottenimento delle armi nucleari; e sebbene gli Stati Uniti nel 1952 avessero fatto esplodere la prima bomba all'idrogeno, bastarono appena tra anni ai sovietici per dimostrare che anche loro avevano conseguito la stessa letale capacità distruttiva.
Ma fu il successo dello Sputnik 1, il primo satellite artificiale in orbitare attorno alla terra (era visibile ad occhio nudo, ndr), a colpire nel profondo l'America che iniziava davvero a temere che Mosca potesse sconfiggerla da un momento all'altro. E al timore di perdere una gara si pensò di trovare un modo per "cancellarla". Un concezione quasi infantile, come il bambino che avendo sbagliato il rigore decide di portarsi via la palla: solo che in questo caso il rigore era uno strike nucleare e la grande palla distante 382.500 chilometri dalla terra.
Il progetto A119
Il piano top secret per far esplodere una bomba all'idrogeno sulla Luna venne classificato come Progetto A119, e tra il maggio 1958 e il gennaio 1959 vennero condotte una serie di ricerche e analisi per valutare la fattibilità del piano che aveva come lo scopo principale quello di dimostrare la forza degli Stati Uniti all'Unione Sovietica. L'idea consisteva nel far detonare la bomba lungo la cosiddetta "Linea Terminator", ossia il confine tra il lato illuminato e quello oscuro della Luna, in modo che il lampo luminoso fosse visibile a chiunque sulla terra. Specialmente ai telescopi del Cremlino, che senza dubbio avrebbe acquisito informazioni che avrebbero senza dubbio invitato a "monitorare" gli sviluppi di eventuali lanci su un obiettivo tanto clamoroso. Ovviamente l'assenza di atmosfera non avrebbe prodotto il fungo atomico che compariva sulla copertina del documento top secret. Ma l'effetto sarebbe stato altrettanto intimidatorio.
La paura e la disperazione alla base del folle piano riguardo l'intenzione di bombardare la luna con una testata nucleare, tuttavia, non fece altro che attivare i sovietici, spingendoli a sviluppare un piano analogo, classificato con il nome in codice E4. Entrambi i pianti, fortunatamente vennero abbandonati per due ragione fondamentali: evitare di causare un "incidente internazionale altamente indesiderabile", ma soprattutto evitare di inficiare la possibilità di un eventuale e futuro l'allunaggio non solo all'avversario, ma a anche a sé stessi, quando era ormai evidente che raggiungere la Luna sarebbe stata la vittoria schiacciante sull'avversario teorico.
L'astronomo Carl Sagan, che nel '58 aveva partecipato alle analisi per la "previsione degli effetti di una esplosione nucleare in bassa gravità e della valutazione del valore scientifico del progetto", scoperchiò questo il vaso di Pandora dei piani per bombardare la Luna con testate nucleari dopo avervi accennato durante una conferenza tenuta in un'università. E come riportato dalla Bbc in un recente articolo, lo stesso Leonard Reiffel, firmatario del documento rimasto segreto per 45 anni, dichiarò nel 2000 che il Progetto A119 non soltanto era stato preso in esame, ma sarebbe stato "tecnicamente fattibile", e che "l'esplosione sarebbe stata visibile sulla Terra".
Molti dettagli del Progetto A119 restarono avvolti nel mistero. Probabilmente distrutti o rimasti classificati in dossier che avranno titoli altrettanto "innocenti" come “A Study of Lunar Research Flights"; come chissà quanti altri progetti assurdi dei quali non siamo a conoscenza.
Progetti che hanno fatto occupato mesi, se non anni, di studio per agenzie spaziali, analisti militari e scienziati che erano impegnati, mente e corpo, nel confronto mentale prima che fisico, che scandì gran parte della Guerra Fredda.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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