Transizione energetica

I piani italiani per l'eolico: una risorsa con potenzialità

Potenzialità e sfide industriali: l'eolico produce poco meno di un decimo dell'energia elettrica italiana ma può aiutare nella transizione, a patto di svilupparlo pragmaticamente

I piani italiani per l'eolico: una risorsa con potenzialità

L'eolico in Italia è una risorsa che, pur contriubendo in una nicchia della transizione energetica, può giocare un ruolo importante sul fronte della corsa italiana a un mix energetico meno dipendente dalle fonti fossili. Con un'attenzione alle tecnologie abilitanti, alle dinamiche di mercato e allo sviluppo dei territori ove l'eolico viene prodotto l'Italia può inserire questo tipo di energia rinnovabile nei suoi piani sfruttando economie di scala e potenzialità di mercato.

Roma è oggigiorno al quinto posto in Europa per la produzione dell'eolico, un dato significativo. La produzione eolica italiana contribuisce per circa il 9% della produzione elettrica nazionale in un contesto che vede circa il 90% degli impianti eolici presente nel Sud e nelle isole. Una forma complementare, in questo senso, all'idroelettrico che, per ragioni geografiche e orografiche, è invece dominante nel Nord e nell'arco alpino.

L'eolico nazionale è stato studiato nel report Il potenziale eolico italiano a cura di Anev - Associazione nazionale energia del vento al cui interno, nota Mondo Fluido, il legame fondamentale potrebbe essere quello tra mare e eolico: "nel prossimo futuro le coste italiane hanno un importante potenziale in termini di possibile produzione di energia eolica". La blue economy può fondersi con quella del vento: il mare, come abbiamo avuto modo di sottolineare, può giocare un ruolo come acceleratore della transizione e l'apertura del parco eolico offshore di Taranto dopo anni di attesa lo testimonia. Secondo l'Anev "le coste comprese tra l'Abruzzo e la Puglia rappresentano una bacino cospicuo di coste cantierabili con una produzione dell'eolico stimabile intorno ai 550-650 MW. Inoltre, altri 300 MW potrebbero essere ripartiti tra alcune zone costiere della Sardegna e della Sicilia".

L'accelerazione delle semplificazioni normative e burocratiche operata dal governo Draghi nelle ultime settimane va nella direzione di aumentare anche la capacità del sistema-Paese di rafforzare la sua presenza nel mercato della transizione energetica. Tra i settori interessati c'è anche l'eolico. Le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza destinate all'attuazione dell'investimento 5.1 "Rinnovabili e batterie" prevedono 100 milioni di euro per l'eolico. A cui andranno aggiunti fondi dello stanziamento di duecentocinquanta milioni per la creazione di un “Green transition fund” destinato a Cassa Depositi e Prestiti che possono aiutare sul fronte eolico. A marzo Il Consiglio dei ministri ha sbloccato la realizzazione e il potenziamento di sei parchi eolici, in Puglia, Basilicata e Sardegna, che assicureranno una potenza pari a 418 MW. Quattro saranno nuovi, tutti in provincia di Foggia, nel Comune di Castelluccio dei Sauri da 43,2 MW, nei Comuni di Cerignola e Orta Nuova da 58,5 MW, nel Comune di Sant'Agata di Puglia da 39,6 MW e nel Comune di Troia da 121,9 MW. Due saranno invece rinforzati nel sassarese e nel materano. E a Ravenna i progetti sviluppati da Agnes Power per due nuovi impianti per la produzione di energia dall'eolico mobiliteranno investimenti per 70 milioni di euro anche grazie al sostegno del Pnrr.

Insomma, c'è fermento. Ma Samadhi Lipari, studioso della scuola di geografia dell’università di Leeds, ha sottolineato che per l'eolico, come per il fotovoltaico, vale la necessità di valorizzare, senza pregiudizi ideologici, filiere industriali e produttive tali da unire all'obiettivo di sostenibilità un ruolo economico e sociale decisivo. La crisi energetica morde, il carovita si fa sentire e l'obiettivo è promuovere per i prossimi anni una transizione realistica in cui, al pari dei campi fotovoltaici, i parchi eolici possano giocare un loro ruolo: "Si tratta di centrali di produzione elettrica, che comportano meno emissioni rispetto alle fonti fossili, certamente", ha dichiarato Lipari a EconomiaCircolare.com. Tuttavia, "il loro reale impatto va calcolato sulla filiera complessiva – dall’estrazione dei materiali, come il silicio dei pannelli o i metalli per le turbine, fino al loro smaltimento. Dobbiamo anche considerare che alla sostenibilità ambientale va accompagna la sostenibilità sociale, il che significa che la produzione da fonti rinnovabili può anche essere insostenibile, se queste non sono programmate e realizzate adeguatamente". E anche per l'eolico varrà, in futuro, la pena di pensare alla costruzione di una filiera industriale coerente a livello italiano e europeo. Il dominio cinese, qui come nel fotovoltaico, è lampante e anche per l'eolico bisogna pensare che non va ritenuta pregiudiziale la necessità di sostituire a tutti i costi il gas russo con fonti rinnovabili se questo imporrà l'obbligo di cadere in un altro vincolo di dipendenza industriale e, dunque, energetica. La via del gradualismo, anche nell'eolico, è vincente. E lo sviluppo della transizione dovrà andare di pari passo con quello di tecnologie capaci di governare l'efficienza degli impianti, il controllo dei flussi e l'integrazione delle reti con altre fonti di vario tipo.

Per far promuovere la transizione in forma pragmatica.

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