Mondo

Usa, guai a chi tocca Oprah Winfrey: omertà in tv per la biografa scomoda

Kitty Kelley scrive cose sgradite alla regina dei talk show e viene esclusa dai più famosi salotti televisivi Usa

Usa, guai a chi tocca Oprah Winfrey: 
omertà in tv per la biografa scomoda

La Storia è l’unico ostacolo tra te e chi ha stima di te. La tua Storia. I fan si reggono su un principio banale. Quello secondo il quale non dovrebbero mai conoscere i propri idoli troppo da vicino, non per bene. A loro, gli idoli dovrebbero dare in pasto solo quel tanto che basta ad appassionarli, quel tanto che basta a far loro credere di averli a portata di mano. Ma l’unica, vera, condizione fondamentale, è che non li abbiano mai a portata di mano. Vale per chiunque. Perfino per lei. Che ha costruito una carriera, e poi un impero (nel 2007 Forbes l’ha definita «la donna più ricca del mondo», per il suo patrimonio di 1500 milioni di dollari), sul fatto di donarsi ai suoi estimatori. Dichiarando di affrontare nel talk da lei condotto temi che, per la maggior parte, la riguardavano da vicino. E così stupro, abbandono, droghe...Sono state tante le tragedie lambite dal suo programma in venticinque anni e rimandate, di conseguenza, alla sua biografia, ma quando la sua biografia (non autorizzata), è comparsa intrappolata in una copertina bianca, sugli scaffali delle librerie Usa, solo qualche giorno fa, perfino la «magnanima» Oprah Winfrey l’ha capito: un po’ va bene, ma non tutto. Perché non è facile disfarsi dei propri veleni, e in onda bisogna portarne solo la dose consentita a non alterarti i tratti.

Di me dò, ma quello che voglio io, quanto voglio io. Così è accaduto che la regina del Mississippi (è nata a Kosciusko il 29 gennaio del 1954), il giorno in cui la sua vita è diventata un racconto non censurato e non filtrato dal suo giornalistico revisionismo glamour, lei ha preferito spegnere le luci. Tutta un’esistenza addomesticata, tagliata, riscritta per i talk che ora le viene risputata in faccia in tutta la sua scomoda interezza?! Oprah non è diventata la regina perché qualcuno la mettesse nuda. Oprah non è diventata una «bomba» perché qualcuno la disinnescasse. Stuprata, rinnegata, calpestata ma sempre Oprah. Per questo, sulla sua biografia stiamo assistendo a una censura di geometrica potenza. Per questo Kitty Kelley, l’impavida biografa che ha osato recensire Oprah non recensita da Oprah, Oprah non reinventata da Oprah in questi giorni, in Usa, è vittima dell’ostracismo dei big della tv. E dire che quando aveva scritto di Nancy Reagan, di Elizabeth Taylor, di Jackie Kennedy e di Frank Sinatra, i salotti tv americani avevano fatto a pugni per averla.

Sinatra, all’uscita della biografia (altrettanto non autorizzata come quella della Winfrey) l’aveva addirittura minacciata di morte, le aveva fatto sapere che era disposto ad assoldare un killer per farla fuori.
Oprah non ha rilasciato commenti al momento della pubblicazione di «Oprah, a Biography» (544 pagine scritte grazie a 850 interviste a persone vicine alla milionaria), però ha fatto Oprah. Così né Barbara Walters, né Larry King, né Rachel Ray, né David Letterman, si sono detti «interessati» ad ospitare la Kelley e le sue rivelazioni. Eppure nelle sue rivelazioni ci sarebbero state un sacco di cose. Il nome del bambino che Oprah ha partorito senza vita, a soli quattordici anni, dopo una violenza sessuale, il racconto di quel fidanzato (John Tesh) dalla pelle bianca che una notte, guardando il corpo di Oprah disteso accanto a lui, ha sentito troppo contrasto cromatico, così è uscito senza ritornare mai più. O, ancora, il racconto della zia di «miss tv», sui gelidi rapporti tra sua sorella e la figlia «Oprah paga a sua madre un autista e cappellini da cinquecento dollari, ma non le dà il suo numero di telefono e preferisce che sia la sua segreteria a trasmetterle i messaggi della madre». Oppure altre tesimonianze che parlano del maniacale rapporto tra Oprah e il cibo spazzatura, tra Oprah e il suo malato rifugiarsi nei biscotti ipercalorici che sconsiglia alle mamme in trasmissione. I particolari dell’abuso, le rivelazioni della ex del suo ex... insomma materiale perfetto per i «rovistamelma». Eppure nulla. Non un invito per l’autrice, non un servizio sul libro nei talk che in America contano davvero. Non prima che Oprah dichiari cosa ne pensi di questa sua vita non truccata che le è tornata tra i piedi a cinquantasei anni.

Non prima che abbia deciso come affrontare queste inattese nubi grasse di pioggia. Forse, alla fine, sarà proprio lei la prima ad ospitare Kitty Kelley e le sue rivelazioni. Nel posto in cui le viene meglio pilotare la sua vita: dall’Oprah show».

Commenti