Il cardinale Chavez: "Il Conclave durerà tre giorni. Abbiamo già una lista di nomi"

I porporati sono sempre più convinti che sarà un Conclave breve e il salvadoregno Gregorio Rosa Chavez dice: "Nella mia lista ci sono cinque nomi. È una lista molto interessante. E ci sono anche italiani"

Il cardinale Chavez: "Il Conclave durerà tre giorni. Abbiamo già una lista di nomi"
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"Il Conclave durerà al massimo tre giorni". Il cardinale salvadoregno, Gregorio Rosa Chavez, già vescovo ausiliare della capitale San Salvador, si dice certo che entro il 9 maggio il nuovo papa potrebbe già essere eletto. E aggiunge: "Ognuno tra i cardinali ha già, in cuor suo, la lista" di candidati.

"Manca ancora il nome, o lo stile, ma la direzione penso sia chiara", risponde il cardinale a chi gli chiede chi sarà il nuovo Papa. Il Conclave, spiega ancora Rosa Chavez, "è molto aperto e ci potranno essere sorprese, come è sempre stato nella storia della Chiesa". "Nella mia lista ci sono cinque nomi. È una lista molto interessante. E ci sono anche italiani", rivela il porporato. Difficile dire se sarà un papa americano, o europeo o italiano perché "tutto è possibile, tutte le porte - dice - sono aperte". Anche il cardinale francese Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri, intervistato da Repubblica, ha profetizzato: "Non credo che sarà un Conclave lungo". La sua è "un'intuizione" che aveva ancora prima di mettere piede a Roma, convinto che "i candidati emergeranno con evidenza" perché "tra cardinali ci sono differenze di sensibilità ma non campi contrapposti". Vasco, poi, racconta: "Ero raccolto davanti al corpo del Papa, vedevo migliaia e migliaia di persone arrivare e mi domandavo: 'Cos'è un Papa?'. Penso che colui che eleggeremo è già da molto tempo preparato dal Signore. Non siamo noi che facciamo il Papa. Dobbiamo trovare chi tra noi è già stato scelto".

Vasco, poi, prevede: "Mi rendo conto che non avremo un Francesco". E precisa: "Ho l'impressione che avremo un uomo del consenso. Francesco ha scosso molto la Chiesa e ora l'istituzione ha bisogno di pace. Ma il popolo di Dio ha bisogno di andare avanti". Secondo Vasco "colui che sarà eletto dovrà conciliare il bisogno di unità e guidare un popolo di Dio che vuole procedere nella direzione di Francesco. Più che l'origine è una questione di carattere". Il cardinale francese spiega: "Se vieni da dentro è difficile riformare le cose, era la forza di Francesco e la sua fragilità, era un uomo solo che poteva riformare. Possono funzionare entrambi i modelli, e possono fallire entrambi". Il cardinale Fernando Chomali Garib, arcivescovo di Santiago del Cile, entrando alla Congregazione dei cardinali del pre Conclave, ha spiegato che la provenienza geografica "non è importante" in quanto "la Chiesa è universale" e ha aggiunto: "Si respira in questi giorni una Chiesa molto bella".

Il caso Becciu

La Congregazione dei Cardinali riunita in pre-Conclave è intervenuta su "due questioni di carattere procedurale sulle quali ha avuto modo di riflettere e dibattere nei giorni scorsi: circa i Cardinali elettori, la Congregazione ha rilevato che Sua Santità Papa Francesco, creando un numero di Cardinali superiore ai 120, come stabilito dal n. 33 della Costituzione Apostolica Universi Dominici Gregis di San Giovanni Paolo II, del 22 febbraio 1996, nell'esercizio della Sua suprema potestà, ha dispensato da tale disposizione legislativa, per cui i Cardinali eccedenti il numero limite hanno acquisito, a norma del n. 36 della stessa Costituzione Apostolica, il diritto di eleggere il Romano Pontefice, dal momento della loro creazione e pubblicazione". Sul passo indietro del cardinale Giovanni Angelo Becciu, invece, la Congregazione "ha preso atto che egli, avendo a cuore il bene della Chiesa, nonché per contribuire alla comunione e alla serenità del Conclave, ha comunicato la sua decisione di non partecipare ad esso. Al riguardo, la Congregazione dei Cardinali esprime apprezzamento per il gesto da lui compiuto ed auspica che gli organi di giustizia competenti possano accertare definitivamente i fatti".

Il Collegio dei Cardinali, infine, ha rivolto "al Popolo di Dio l'invito a vivere - si legge in un comunicato della Santa Sede - questo momento ecclesiale come un evento di grazia e di discernimento spirituale, nell'ascolto della Volontà di Dio". Per questo i Cardinali, "coscienti della responsabilità a cui sono chiamati, percepiscono la necessità di essere sostenuti dalla preghiera di tutti i fedeli. Essa è la vera forza che nella Chiesa favorisce l'unità di tutte le membra nell'unico Corpo di Cristo (1Cor 12,12)". "Di fronte alla grandezza del compito imminente e alle urgenze dei tempi presenti, è prima di tutto necessario farsi strumenti umili dell'infinita Sapienza e Provvidenza del Padre Celeste, nella docilità all'azione dello Spirito Santo. È infatti Lui il protagonista della vita del Popolo di Dio, Colui che dobbiamo ascoltare, accogliendo ciò che dice alla Chiesa (cfr Ap 3,6)", aggiunge il comunicato. "Che la Madonna accompagni questa corale invocazione con la Sua materna intercessione", conclude.

Il cardinale Leonardo Sandri, presiedendo nella Basilica di San Pietro la messa in suffragio di papa Francesco, ha ammonito: "Come successori degli Apostoli siamo chiamati ogni giorno a ricordarci e vivere con consapevolezza che 'regnare è servire". Secondo il porporato "idealmente ciascuno di noi porta le persone per le quali e con le quali è chiamato a vivere il suo servizio: da Tonga con le Isole del Pacifico alle steppe della Mongolia, dall'antica Persia con Teheran al luogo da dove è scaturito l'annuncio della salvezza, Gerusalemme, dai luoghi allora fiorenti di cristianesimo e ora dimora di un piccolo gregge, in alcuni casi segnato dal martirio, come il Marocco e l'Algeria, solo per citare alcune coordinate della geografia che il Santo Padre ha voluto tratteggiare in questi anni convocando frequenti Concistori". Sandri ha poi concluso: "In tutti questi luoghi e continenti, come in quegli spazi di collegamento che sono gli uffici della Segreteria di Stato e della Curia Romana, come successori degli Apostoli siamo chiamati ogni giorno a ricordarci e vivere con consapevolezza che 'regnare è servirè, come il Maestro e Signore, che è in mezzo a noi come colui che serve".

La geopolitica nel Conclave

Indubbiamente, però, questo Conclave si preannuncia molto importante anche dal punto di vista geopolitico dato che Papa Francesco ha progressivamente "de-europeizzato" il Sacro Collegio, scegliendo cardinali da periferie spesso ignorate: Congo, Mongolia, Timor Est, India, Indonesia e Iraq col risultato di avere un collegio elettorale in cui America Latina, Africa e Asia contano come mai prima d'ora. Il prossimo pontefice potrebbe essere il primo papa africano come il cardinale congolese Fridolin Ambongo Besungu o asiatico come il filippino Luis Antonio Gokim Tagle. La diplomazia vaticana, quindi, potrebbe essere sempee meno eurocentrica, più attenta al Sud globale e al dialogo con Islam, ma anche al rapporto con la Cina e a temi come l'immigrazione e il cambiamento climatico. Se Tagle, ex arcivescovo di Manila e attuale prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, è considerato uno dei papabili più influenti del Sud globale, tra i nomi emergenti ci sono quelli dell'indiano Anthony Poola, arcivescovo di Hyderabad, noto per la promozione dei diritti delle minoranze, compresi i transgender, ​e Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, arcivescovo di Giacarta e presidente della Conferenza Episcopale Indonesiana, molto impegnato nel dialogo interreligioso e nella promozione della pace. Dall'Africa i papabili sono principalmente due: Fridolin Ambongo Besungu (Repubblica Democratica del Congo), arcivescovo di Kinshasa che ha partecipato attivamente a discussioni sulla dottrina sociale della Chiesa, e il conservatore Robert Sarah (Guinea), ex prefetto della Congregazione per il Culto Divino. Tra gli outsider troviamo Dieudonné Nzapalainga (Centrafrica), arcivescovo di Bangui, che ha svolto un ruolo cruciale nel processo di pace nel suo Paese.

In America Latina spicca Odilo il brasiliano Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo, sostenitore di una Chiesa vicina ai poveri, che già nel conclave del 2013, sarebbe stato tra preso in considerazione tra i papabili e che oggi potrebbe mettere d'accordo l'ala conservatrice e quella progressista del Conclave. Il Sudamerica potrebbe contare anche su ​Pedro Barreto (Perù), arcivescovo di Huancayo, difensore dell'ambiente e dei diritti delle popolazioni indigene, e Sérgio da Rocha, arcivescovo di Brasilia, che ha ricoperto importanti ruoli nella Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile. Negli Usa, la Chiesa è spaccata tra un'ala conservatrice dei cardinali Raymond Burke o Timothy Dolan vicina ai teocon e al presidente Donald Trump e un'ala più 'francescana' capeggiata da cardinali come come Robert McElroy, Wilton Gregory e Blase Cupich.

Poi c'è il nodo dell'accordo provvisorio tra il Vaticano e Pechino sulla nomina dei vescovi, firmato nel 2018, che il prossimo papa potrebbe rompere o rafforzare. Se il Conclave deciderà di proseguire con la linra intrapresa da Bergoglio, allora Piero Parolin sarebbe il candidato perfetto, visto che da segretario di Stato ha instaurato trattative segrete con la Repubblica popolare cinese fortemente sostenute da Benedetto XVI e dal suo successore. Un papa 'filo-asiatico' potrebbe, dunque, cercare compromesso con la Cina, mentre un conservatore potrebbe seguire una linea più anticomunista. Il futuro papa, inoltre, sarà chiamato a decidere se rafforzare il ruolo di mediazione della Santa Sede nella guerra russo-ucraina o se prendere posizioni più nette. Il cardinale ungherese Péter Erdő, vicino ai conservatori, potrebbe essere una voce autorevole in tal senso.

Il ruolo delle donne nella Chiesa

Continuare sulla strada delle riforme tracciata da Papa Francesco oppure fare una retromarcia? Il prossimo Conclave sarà chiamato anche a scegliere su alcuni temi spinosi: dal celibato sacerdotale alla benedizione delle coppie omosessuali, dalla possibilità di ordinare donne diacono o prete fino al ruolo geopolitico della Santa Sede, tra diplomazia con la Cina e impegno per il clima. Da un lato ci sono i cardinali di impostazione sinodale e progressista come il tedesco Reinhard Marx, favorevole alla benedizione delle coppie gay, e il portoghese José Tolentino de Mendonça che vorrebe una Chiesa volta all'inclusione e alla riforma di sé stessa, mentre dall'altro lato c'è l'ala conservatrice che teme uno smarrimento dell'identà della Chiesa, guidata da cardinali come lo statunitense Raymond Leo Burke, l'ungherese Péter Erdő, il guineano Robert Sarah, lo svedese Anders Arborelius, il congolese Fridolin Ambongo Besungu. Secondo questi ultimi, le aperture sulle donne e sulle unioni omosessuali non sono segni di progresso, ma creano confusione dottrinale. Tra i cardinali più aperturisti sull'ordinazione dei preti sposati e sul diaconato femminile ci sono i brasiliani Leonardo Ulrich Steiner e Jaime Spengler, il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, il canadese Michael Czerny, il filippino Luis Antonio Tagle e l'indiano Oswald Gracias.

Più del 50% dei fedeli è donna così come la maggior parte dei catechisti, degli animatori del canto e della liturgia e Bergoglio, durante il suo pontificato. ha fatto votare le donne al Sinodo e ha nominato una donna prefetta. Il cardinale brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, ha suggerito di ripristinare l'ordinazione diacona femminile, pratica presente nei primi secoli della Chiesa, mentre il cardinale francese Jean-Marc Noël Aveline, arcivescovo di Marsiglia, ha evidenziato la necessità di una maggiore partecipazione delle donne nella vita ecclesiale.

Il cardinale argentino Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, invece, ha recentemente dichiarato che la questione del diaconato femminile non è ancora "matura", mentre ​Il cardinale Robert Sarah, ex prefetto del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ha spiegato che il diaconato è un ministero che implica l'ordinazione e che, secondo la tradizione della Chiesa, le donne non possono essere ordinate. Anche il cardinale ungherese Peter Erdo ritiene che ammettere le donne al diaconato apra le porte al sacerdozio femminile. ​

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