Vaticano

Vescovi ribelli e rischio scisma: cosa può innescare la morte di Benedetto XVI

La morte di Ratzinger ha fatto uscire malumori sopiti. E Francesco dovrà fare i conti con l'insoddisfazione degli episcopati più importanti

Vescovi ribelli e rischio scisma: cosa può innescare la morte di Benedetto XVI

Di tensioni e divisioni nella Chiesa dopo la morte di Benedetto XVI ormai parlano esplicitamente autevoli membri del sacro collegio come i cardinali Marcello Semeraro e Gerhard Ludwig Müller. Lo stesso Papa, andando a braccio nell'omelia per la messa della solennità dell'Epifania, ha invitato ad adorare Dio per non inchinarsi alle "false notizie". Un'aggiunta che è suonata a molti una risposta alle frecciate di monsignor Georg Gänswein.

Le uscite del segretario particolare del Papa emerito sono state commentate anche dai presidenti delle Conferenze episcopali più problematiche in questo momento: quella statunitense e quella tedesca. Sono su fronti opposti, ma entrambe non nascondono la loro insoddisfazione per l'attuale pontificato. L'episcopato Usa è stato forgiato dall'epoca wojtyliana e pur non avendo mai messo in discussione l'autorità di Francesco, è inquieto perché ritiene che negli ultimi nove anni la questione della difesa della vita sia passata in secondo piano nell'agenda della Chiesa.

Insoddisfazione d'Oltreoceano

In un'intervista, monsignor Timothy Broglio - eletto solo pochi mesi fa alla guida della conferenza episcopale - ha detto che "se abbiamo critiche da fare al Santo Padre non bisogna farle tramite i mass media ma direttamente a lui personalmente". Una tirata d'orecchie a Gänswein di cui però ha rivendicato di essere amico, ma anche l'ammissione della possibilità che Bergoglio sia criticabile.

Il neopresidente dei vescovi americani ha evocato nella stessa intervista l'ipotesi che una rinuncia di Francesco possa diventare più probabile con la morte del suo precessore. Dichiarazioni che a Bergoglio, secondo cui è "un onore" essere "attaccato dagli americani", non devono aver fatto piacere.

Peraltro il capo dei vescovi a stelle e strisce non era certo l'uomo che il Papa avrebbe voluto a capo della USCCB ma, così come accadde nel 2019 con monsignor José Horacio Gómez, ha dovuto incassare l'elezione di una figura distante dalla sua sensibilità ecclesiale. In qualche modo, il Pontefice argentino ha fatto capire il suo mancato gradimento negando la porpora a Gómez e assegnandola invece a prelati esponenti della minoranza dell'episcopato Usa come Wilton Gregory e Robert Walter McElroy. Difficile vedere Broglio - già ordinario militare della potenza più grande del mondo e con qualche screzio alle spalle con Bergoglio ai tempi in cui quest'ultimo era arcivescovo di Buenos Aires - premiato con il cardinalato.

Lo spettro dello scisma tedesco

Ma se c'è una Chiesa che preoccupa è quella tedesca, nonostante il buon rapporto che lega Francesco all'uomo forte, il cardinale Reinhard Marx già capo della conferenza episcopale e coordinatore del Consiglio per l'economia in Vaticano. Qui la minaccia di scisma è reale perché non parte da un'opposizione al Papa ma all'opposizione alla dottrina della Chiesa per com'è. Nel Cammino Sinodale in corso in Germania, i documenti preparatori chiedono esplicitamente in nome dei "segni dei tempi" e del "senso di fede del popolo di Dio". Nei lavori dell'assiste voluta fortemente da Marx ed ora portata avanti dal suo successore, monsignor Georg Bätzing, sul tavolo sono stati portati tutti i temi più scottanti che rischiano di creare una crepa nell'unità della Chiesa universale: abolizione del celibato sacerdotale, ammissione delle donne al sacerdozio, rivalutazione dell'insegnamento del catechismo sull'omosessualità, elezione diretta dei vescovi.

La Curia romana, in particolare nelle persone dei prefetti Marc Ouellet e Luis Francisco Ladaria Ferrer alla guida dei dicasteri per i vescovi e per la dottrina della fede, ha ammonito più volte la conferenza episcopale tedesca. Durante la recente visita ad limina dei vescovi tedeschi è andato in scena un teso faccia a faccia durante il quale Ouellet aveva anche chiesto di sospendere il Cammino Sinodale, ricevendo però il rifiuto dei suoi interlocutori. Papa Francesco, però, non si è presentato all'incontro finale previsto tra capi dicastero e vescovi tedeschi per parlare specificamente dell'andamento del Sinodo. E l'episcopato tedesco è ripartito da Roma più determinato che mai ad andare avanti, ignorando le raccomandazioni espresse dai due cardinali che - peraltro - si avviano verso la fine del loro mandato in Curia.

La Chiesa tedesca contro Ratzinger

Non è un caso che i vescovi tedeschi vicini a Benedetto XVI - quello di Ratisbona, Rudolf Voderholzer e quello di Passavia, Stefan Oster - siano tra i pochi ad opporsi all'indirizzo intrapreso dal Sinodo. Ratzinger, d'altra parte, non è mai stato amato da buona parte dell'episcopato del suo Paese e dai vertici delle organizzazioni laicali. Lo stesso Bätzing, nel giorno dei funerali, in un'intervista a Il Giornale non sembrava troppo entusiasta di fronte alla prospettiva di una canonizzazione lampo per l'ultimo Papa tedesco invocata dalla piazza. "Tutto ciò che è successo con Giovanni Paolo II è unico nella storia. In questo caso, invece, è meglio aspettare cosa prevede la Chiesa", ha affermato il capo dei vescovi.

Lo scarso amore dell'episcopato tedesco nei confronti del suo confratello più famoso lo si è visto di recente con la pubblicazione del report sugli abusi relativi ai casi dell'arcivescovado di Monaco e Frisinga. Bätzing, in quella situazione, era arrivato ad affermare in televisione che il Papa emerito avrebbe dovuto chiedere scusa sebbene nella difesa prodotta da un team di amici emergesse come da parte di Ratzinger non ci fosse stata alcuna copertura di un prete pedofilo ma solo il via libera a farlo soggiornare a Monaco, senza sapere però delle precedenti accuse di violenze su minori.

Cosa cambierà?

Nell'intervista già citata, monsignor Bätzing aveva affermato, in riferimento al pontificato di Francesco, che con la morte di Benedetto XVI "il suo stile non cambierà". Ed è probabile che sarà così. La morte di Ratzinger non cambierà gli equilibri interni alla Curia né alle nomine a capo delle diocesi perché Francesco ha fino ad oggi agito autonomamente senza tenere conto degli orientamenti nelle nomine episcopali o curiali del precedente pontificato. Alcuni provvedimenti fondamentali del pontificato benedettino - su tutti il Summorum Pontificum - sono stati già abrogati da Francesco con Benedetto vivente.

La morte di Benedetto XVI e il modo in cui è stata gestita dalla Santa Sede potrebbe, forse, cambiare l'atteggiamento dei cosiddetti ratzingeriani, da non confondere con i tradizionalisti.

In questo senso, una spia potrebbe essere la rottura del riserbo che in questi quasi dieci anni di coabitazione non facile aveva contraddistinto monsignor Georg Gänswein.

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