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Il difficile privilegio della libertà

Nel nuovo libro "Catechismo della vita spirituale" il cardinale Robert Sarah denuncia la tendenza dell'uomo a volersi sostituire a Dio. Ecco un estratto

Il difficile privilegio della libertà

Pubblichiamo, per gentile concessione della Edizioni Cantagalli, un'anticipazione del nuovo libro del cardinale Robert Sarah, prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, dal titolo Catechismo della vita spirituale, disponibile in libreria dal 27 gennaio 2023.

L’uomo è la più grande meraviglia visibile della creazione, perché è intelligente e libero, capace di conoscere e donarsi; ma possiede questo grande privilegio ancora in forma embrionale, a lui spetta imparare a farne il giusto utilizzo e, per così dire, a conquistarlo, giorno dopo giorno, nella sua pienezza.

La costituzione Gaudium et Spes riassume bene il pensiero della Chiesa sulla natura della vera libertà. Eccone un passaggio mirabilmente strutturato e di eccezionale chiarezza:

L’uomo può volgersi al bene soltanto nella libertà. I nostri contemporanei stimano grandemente e perseguono con ardore tale libertà, e a ragione. Spesso però la coltivano in modo sbagliato quasi sia lecito tutto quel che piace, compreso il male. La vera libertà, invece, è nell’uomo un segno privilegiato dell’immagine divina. Dio volle, infatti, lasciare l’uomo “in mano al suo consiglio”, che cerchi spontaneamente il suo Creatore e giunga liberamente, aderendo a lui, alla piena e beata perfezione. Perciò la dignità dell’uomo richiede che egli agisca secondo scelte consapevoli e libere, mosso cioè e determinato da convinzioni personali, e non per un cieco impulso istintivo o per mera coazione esterna. L’uomo perviene a tale dignità quando, liberandosi da ogni schiavitù di passioni, tende al suo fine mediante la scelta libera del bene e se ne procura con la sua diligente iniziativa i mezzi convenienti. Questa ordinazione verso Dio, la libertà dell’uomo, realmente ferita dal peccato, non può renderla effettiva in pieno se non mediante l’aiuto della grazia divina. Ogni singolo uomo, poi, dovrà rendere conto della propria vita davanti al tribunale di Dio, per tutto quel che avrà fatto di bene e di male.

L’uomo, dunque, diventerà veramente libero solo impegnandosi, con l’aiuto della grazia divina, a restaurare in sé l’immagine e la somiglianza con Dio che si sono guastate in seguito al peccato. In altre parole, solo l’ingresso nella vita cristiana dà accesso alla vera libertà, che è la scelta spontanea del bene. «Quanto più si fa il bene, tanto più si diventa liberi. Non c’è vera libertà se non al servizio del bene e della giustizia. La scelta della disobbedienza e del male è un abuso della libertà e conduce alla schiavitù del peccato (cfr. Rm 6,17)».

L’uomo è pienamente uomo solo quando sceglie il bene, offrendo la propria libertà e il proprio amore in omaggio a Dio. Saper dire «sì» a Dio equivale, inseparabilmente, ad avere il coraggio di dire «no» a tutte le moderne forme di idolatria e ai piaceri illusori che il disordine morale promette. La Chiesa si trova oggi di fronte a tante miserie morali e sociali, molte delle quali derivano dal desiderio di distruggere l’orizzonte dei valori umani e cristiani che i secoli passati sono riusciti in qualche modo a stabilire, per sostituirvi un’erronea assolutizzazione della libertà. Confusamente consapevole che questa libertà è un privilegio divino, l’uomo contemporaneo vorrebbe sostituirsi a Dio, legislatore e signore di ogni cosa. Vorrebbe ridefinire la propria natura, il proprio sesso, stabilire arbitrariamente il bene e il male, anche se ciò comportasse fare di un crimine abominevole un diritto inalienabile, come per esempio l’aborto «legalizzato, sicuro e accessibile a tutti». L’uomo moderno vuole essere assolutamente autonomo rispetto a Dio e alle sue leggi. «L’empio si vanta delle sue brame, l’avaro maledice, disprezza Dio. L’empio insolente disprezza Dio: “Dio non se ne cura: Dio non esiste”; questo il suo pensiero» (Sal 10,3-4). Davanti a ciò i cristiani devono agire con coraggio, adoperarsi con magnanimità, nobiltà ed eroismo per rendere manifesta la speranza che è in loro (cfr. 1 Pt 3,15). Non possono esimersi dal far sentire la loro voce su questioni che coinvolgono la concezione della persona umana e della sua dignità. Devono rivelare agli uomini di oggi ciò che veramente è la libertà e che solo Gesù può donarla: «Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero» (Gv 8,36). Egli ci libera anzitutto da noi stessi, dalla schiavitù del peccato e della morte, per introdurci nella vita intima della Santissima Trinità.

Vivere in pienezza il Vangelo riproducendo in noi l’immagine del Figlio di Dio, lasciando che Gesù Cristo penetri nella nostra vita, nella nostra società, nelle nostre strutture politiche, economiche e culturali, nella ricerca scientifica e tecnologica e in tutti gli ambiti dell’esistenza umana, aiutando le persone a spalancare le porte a Cristo perché le renda veramente libere, questo è l’impegnativo compito del cristiano, la sua missione di tutti i giorni.

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