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Natura e cultura: così i luoghi abbandonati in Italia ritornano alla vita

Territori confiscati alla mafia o abbandonati a causa di disastri naturali: i borghi dimenticati in Italia possono tornare in auge, come dimostrano alcuni progetti di successo

Natura e cultura: così i luoghi abbandonati in Italia ritornano alla vita
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I luoghi abbandonati e disabitati possono diventare una risorsa turistica inestimabile, oppure un'importante testimonianza in termini di storia e cultura per il Belpaese.

Basti pensare a Craco in provincia di Matera, cittadina abbandonata progressivamente per cause naturali, che oggi è meta di visite guidate capillari con tanto di caschetti protettivi. O Carbonara, in provincia di Avellino, la città fantasma che, dati i tanti e tali beni culturali e naturali, fa parte del Fondo Ambiente Italiano.

Tuttavia sarebbe bello se questo fenomeno si estendesse maggiormente ad altri luoghi abbandonati o disabitati: l’Italia è punteggiata di storia, tradizioni, una grande biodiversità e borghi suggestivi, che potrebbero essere valorizzati da privati sulla scorta dei progetti che qui vengono raccontati.

Borgo Campello

Campello alto

Campello Alto, frazione di Campello sul Clitunno in provincia di Perugia, è un borgo medievale praticamente rimasto intatto. Fu luogo di tante battaglie nel periodo delle Signorie, e oggi è abitato da poche decine di persone, anche perché alla fine del XX secolo il territorio fu funestato da un grave terremoto. Naturalmente se si eccettuano i tantissimi turisti che si recano nel relais di Borgo Campello, che è una struttura ricettiva diffusa che sfrutta le potenzialità del territorio, ovvero l’antichità e la conservazione delle sue strutture, gli interessi storici e naturalistici (come un castello medievale), la possibilità di visitare facilmente altri centri della zona. Un progetto simile è stato condotto anche a Castel del Giudice, in provincia di Isernia.

Podere Millepioppi

Pioppi

Quella del Podere Millepioppi è decisamente un’altra storia: è nei pressi di Salsomaggiore Terme, in provincia di Parma, e si tratta di una fetta di territorio confiscata alla mafia. Qui si può passeggiare tra salici e pioppi, ammirare i frutteti e il torrente Stirone, ma anche un giardino con le farfalle. Tuttavia la zona non ha solo un’importanza relativa alla fruizione della natura nel senso più stretto del termine: qui infatti sorge un museo di scienze naturali, che si fa custode della biodiversità del territorio. A partire dal fossile di una balenottera trovata in loco nel 1985 da Raffaele Quarantelli: il fossile risale al Miocene ed è solo una delle sorprese che si possono incontrare qui.

Castello di Padernello

Castello di Padernello

Padernello in provincia di Brescia è disabitata dal 1965. Qui però si è riusciti a valorizzare il castello, costruito nel XV secolo e ricco di storia e miti, facendolo diventare meta turistica con visite guidate e progetti culturali. Uno dei miti che circondano il castello di Padernello riguarda una Dama Bianca, un fantasma che periodicamente torna al castello recando con sé un segreto. Dietro il mito c’è la storia di Biancamaria, una 13enne che alla fine del XV secolo cadde dalla cima del castello inseguendo le lucciole.

Santo Stefano di Sessanio

Santo Stefano di Sessanio

Nel XIX secolo Santo Stefano di Sessanio, in provincia de L’Aquila, iniziò a spopolarsi a seguito di cambiamenti relativi al tessuto economico del territorio, che abbandonò la tradizionale transumanza. In realtà oggi non è esattamente abbandonato, ma è solo scarsamente popolato: ci sono poco più di un centinaio di residenti. Anche qui si è optato per la forma dell’albergo diffuso.

D’altra parte i luoghi di interesse da visitare sono tantissimi: dalla torre medicea alle antiche chiese, fino al percorso naturalistico che conduce a Rocca Calascio.

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