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«Voglio che i big rimangano per rifare una grande Roma»

Spalletti blocca Chivu e Montella, ribadisce la fiducia in Totti, riapre a Cassano. E fa due nomi: «Pizarro e Felipe per sognare»

Marcello Di Dio

da Roma

Chi lo conosce bene lo definisce un gran lavoratore, uno che è abituato a rimanere sul campo per ore, anche dopo l’allenamento per capire ciò che si può introdurre o modificare nella seduta successiva. Insomma uno che ama insegnare calcio e si nutre di videocassette, ma che l’esperienza di Genova ha fatto diventare un’integralista più «flessibile», cioè uso del dialogo (sa farsi capire bene) nel rispetto dei ruoli reciproci. Questo è Luciano Spalletti, 46 anni compiuti il 7 marzo scorso, che da venerdì alle 20 è il nuovo allenatore della Roma. «È un punto d’arrivo, ma preferisco considerarlo come la partenza per un’esaltante avventura», ha detto il tecnico subito dopo aver raggiunto l’accordo con i giallorossi. Sembrano lontani i tempi, in realtà sono passati solo otto anni, di quando Spalletti approdava con il suo Empoli dei miracoli in serie A. «Ogni tanto devo darmi un pizzicotto per capire che non sto sognando», disse l’allenatore di Certaldo - che vive sulle colline di Montespertoli in una casa che lui stesso ha ristrutturato da buon innamorato della campagna toscana - dopo il doppio salto dalla C che lo impose come uno dei tecnici emergenti. E dire che la sua avventura in panchina era nata alla vigilia di uno spareggio in C1, nel ’94 quando il presidente Corsi e l’allora ds Lucchesi decisero di affidare la panchina a lui, capitano della squadra toscana. E dopo la salvezza con l’Empoli, le esperienze non felicissime di Sampdoria e Venezia prima del riscatto ad Ancona e la definitiva consacrazione a Udine, condotta per la prima volta nelle sua storia in Champions League.
Adesso Roma, un sogno costatogli il premio (circa 250mila euro) per l’importante traguardo europeo raggiunto. Il prezzo da pagare dopo le inutili dimissioni del 7 giugno e il braccio di ferro con Pozzo. «Ho lasciato Udine per una questione di stimoli», fu il messaggio d’addio di Spalletti ai tifosi friulani affidato alle colonne di un giornale locale. Il club di Trigoria lo voleva fortemente, l’alternativa (per altro nemmeno troppo gradita ad alcuni) era il boemo Zeman, «liquidato» definitivamente a cose fatte con una telefonata di cortesia. «Roma mi affascina, il pubblico è straordinario, prometto impegno, lavoro e sacrificio», ha precisato Spalletti dopo essere uscito da villa Pacelli. La sua avventura con i suoi quattro collaboratori (in primis il fido vice Domenichini) inizierà martedì con la presentazione ufficiale a Trigoria.
Spalletti ha già fornito la sua «lista della spesa» alla società: il primo nome è quello del cileno Pizarro, nato come trequartista e trasformato con una felice intuizione del tecnico toscano in uno dei migliori costruttori di gioco del nostro campionato (tanto che l’Inter, club non sgradito al centrocampista, gli fa la corte da tempo); il secondo è il difensore brasiliano Felipe, la scommessa di Spalletti che lo fece debuttare in A a nemmeno 18 anni. Il neo allenatore giallorosso (che ama il 3-4-3, ma sa essere elastico nelle scelte) pare soddisfatto di Taddei, Kuffour e Nonda e ufficialmente lascia la porta aperta a Cassano («vogliamo tenere tutti i giocatori forti e lui è uno di quelli»). Di fatto, solo Totti, Chivu e Montella sono ritenuti intoccabili, mentre la cessione del barese è ritenuta indispensabile per poter operare sul mercato. Martedì a Roma incontro tra Moggi e Rosella Sensi: la Juve farà la sua offerta - 12 milioni di euro più Mutu o il giovane Masiello -, la Roma vuole almeno 15 milioni. Per otto, invece, i giallorossi potrebbero cedere Mancini all’Inter, mentre il 23 verranno risolte le comproprietà con il Palermo: riscatto di Curci e Virga, Bovo sarà lasciato ai siciliani che avranno anche Scurto, che con Del Neri alla Roma ha esordito in Champions League. In settimana incontri anche con Marchegiani (futuro secondo portiere dopo il rifiuto di Peruzzi) e il manager di Placente, libero a parametro zero dal Bayer Leverkusen.

Sull’ingaggio c’è una differenza tra domanda e offerta di 300mila euro.

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