Retrogusto

Izu, tra il Giappone e il mondo

Lo storico ristorante di corso Lodi a Milano, da trent’anni sulla scena, rinnova i suoi ambienti rendendoli più eleganti e alza il livello della cucina, che punta su un maggiore tasso di creatività applicata su ingredienti freschi con tecniche contemporanee. E poi c’è il patròn Jin Yue Hu che dominca la scena con classe e gentilezza

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C’è stato un salto di qualità negli ultimi tempi nella proposta gastronomica giapponese a Milano, come quando nella gara di salto in alto si alza l’asticella e tutti devono cimentarsi con una misura più impegnativa. Molti nuovi locali hanno aperto alcuni con format molto ambiziosi, mentre diverse insegne storiche si sono avventurate in importanti ristrutturazioni per tenere il passo. Tra queste ultime c’è Izu, da trent’anni nel cuore dei milanesi nella felicissima collocazione tra Porta Romana e piazza Lodi.

Va detto che il nuovo Izu è di forte impatto visivo: l’ambiente è elegante e geometrico, al contempo minimale ed emozionante. I materiali sono di pregio, domina il legno naturale americano e marmo bianco di Carrara, e il “cielo” è punteggiato da 1.250 luci sospesi come un cielo stellato. La grandezza del locale, una serie di sale che si susseguono e che possono ospitare fino a un centinaio di clienti, moltiplica l’effetto sorpreso spingendoti a sentirti sospeso nella bellezza. Anche nella proposta gastronomica il patròn e chef Jin Yue Hu, da sempre appassionato di cultura giapponese e che dopo molte esperienze in giro per il mondo ha preso in mano il ristorante di famiglia, ha voluto apportare alcuni cambiamenti mantenendo la filosofia mirata a un’interpretazione creativa e vagamente internazionale del classicismo nipponico. Gli ingredienti sono evidentemente tutti freschi e di pregio, rispettose della stagionalità, e la mano che li lavora rispettosa e inventiva.

La carta è piuttosto ampia, come sempre in questo genere di locale, ma io, dopo un momento di smarrimento, decido di puntare sui piatti signature. Le “special creations” che sono elencate nella prima parte della carta. Ecco quindi la rivisitazione in salsa orientale del peruviano Ceviche, con una buona ricciola con cipolla rossa di Tropea, coriandolo e una salsa al sudachi, agrume orientale molto acido. Un piatto che è anche di grande bellezza. Ecco dei trionfali Gamberi rossi si Mazara scottati con olio al sesamo, zenzero fresco e soia, talmente carnosi e saporiti da dare dipendenza. Poi mi arriva un Tacos fatto con il mais blu su un letto di puntarelle condito con una vinaigrette allo yuzu e del king crab con guacamole di avocado, caviale e maionese di crostacei. Poi ecco i Nigiri in versione omakase: calamaro con succo e zest di lime e yuzukosho fermentato fatto in casa con bergamotto e jalapeno, ricciola con salsa soia, triglia scottata con zenzero grattugiato, scampo marinato quasi un giorno con alga kombu e tartare di gambero, akami di tonno rosso del Mediterraneo e wasabi fresco marinato nella soia, il toro, la parte più grassa del tonno rosso, con del caviale. Un vero spettacolo.

Andiamo avanti con i piatti caldi; il Blu Marin, l’anguilla cotta dapprima al vapore e poi sulla carbonella e glassata con la salsa tsume ottenuta dalla stessa anguilla, il tutto illuminato da un foie gras scottato sulla fiamma e pepe sanshu; e il Beef&Kunquat, un filetto di manzo piemontese cotto con il metodo teriyaki accompagnato dal mandarino cinese reso un po’ piccante. Baratto il dolce con un ultimo piatto salato, e faccio bene perché arriva un Salmone scottato nel miele accompagnato dal croccante di tempura con sopra toro e wagyu scottati, con un dressing alla cipolla che dà un tocco affumicato, senape al tartufo bianco, composta di fichi mantovani. Magnifico.

In cucina ci sono due chef, il bravo Andino Murillo, con esperienza anche da Iyo, punto di riferimento assoluto a Milano e in Italia, che si occupa del sushi, mentre i piatti cucinati sono affidati a Mindong Huang. La sala è gentile ed efficiente malgrado le dimensioni del locale, con Jin Yue Hu che su tutto vigila.

La carta dei vini ha il “boost” di Christian Alfredo Carias Ardon, e comprende anche bottiglie di un certo pregio, oltre a qualche etichetta sorprendente, ma ci sono anche sake e birre.

Izu, corso Lodi, 27 – Milano. Tel. 0259900221. Chiuso il lunedì, gli altri giorni aperto a pranzo e a cena

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