Magistratura

Così la Cassazione "salva" il Csm ma inguaia l'Italia

Intercettazioni del caso Palamara usate contro cinque ex consiglieri: un verdetto contrario alle regole della Ue

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La Cassazione si dà alla giurisprudenza «creativa» per salvare il Csm dal pasticcio dell'Hotel Champagne di Roma che ha terremotato la giustizia italiana, sporcato le carriere di cinque ex consiglieri e contribuito a cacciare Luca Palamara (nella foto) dalla magistratura. Le Sezioni unite civili hanno rigettato i ricorsi di Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre, Pierluigi Morlini e Luigi Spina, gli ex togati del Csm presenti il 9 maggio 2019 assieme ai parlamentari Luca Lotti e Cosimo Ferri: sono stati definitivamente affossati anche a livello disciplinare dalle loro stesse conversazioni, captate dal trojan inoculato nel cellulare di Palamara, indagato per corruzione dalla Procura di Perugia e poi prosciolto. Di «sentenza severa, inaspettata e non condivisibile» parlano i difensori dei cinque ex consiglieri.

I cinque furono sputtanati sui giornali prima ancora che a processo (ma della fuga di notizie nulla si sa), la moral suasion del capo dello Stato Sergio Mattarella li costrinse alle dimissioni, Palazzo de' Marescialli sospese loro lo stipendio per la «grave scorrettezza» di aver complottato per far nominare Marcello Viola procuratore di Roma (che poi andrà a Milano).

Ma su quelle intercettazioni c'è più di un problema. Furono disposte per un reato inesistente: Palamara ha patteggiato per il solo «traffico di influenze». Peraltro, il trojan doveva spegnersi (come magicamente successe in altre circostanze...) appena i finanzieri del Gico che li ascoltavano si fossero reso conto della presenza di un parlamentare. Invece ci finirono deputati la cui riservatezza andava tutelata, a rigor di Costituzione. Eppure, come ricorda l'ex giudice costituzionale Nicolò Zanon, l'ok al loro utilizzo sarebbe stato deciso dalla Consulta «rovesciando la Costituzione» per dare ragione a un Csm dimezzato, quando invece secondo il Procuratore capo di Napoli Nicola Gratteri andava fatto decadere dal Quirinale.

La motivazione ad personas che «i parlamentari non indagati possono comunque essere intercettati» è già carta straccia grazie a due pronunciamenti opposti della stessa Consulta su Matteo Renzi e sullo stesso Ferri che hanno rimesso al loro posto i paletti fissati dall'articolo 68. Alla fine, come ricostruisce il direttore del Messaggero Alessandro Barbano nel suo La Gogna, quel complotto neanche ci fu.

Ma quel che è peggio e che così la Cassazione così va contro la giurisprudenza europea, secondo cui non è possibile «riciclare» delle intercettazioni legate a un reato (inesistente) per un altro reato.

Persino le trascrizioni delle conversazioni dei narcos che parlano con cryptofonini hackerati dall'Interpol sono illegali. Il rischio è l'avvio dell'ennesima procedura d'infrazione europea dei principi stabiliti dalla Corte di Giustizia Ue e dalla Cedu. Mentre l'Anm si ostina a dire che la giustizia non va riformata, come no.

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