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Il 25 aprile di Anpi ed estremisti emargina gli ebrei

La comunità ebraica ai margini del 25 aprile. Gli ucraini isolati o malsopportati in una manifestazione divisa e nervosa

Il 25 aprile di Anpi ed estremisti emargina gli ebrei

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La comunità ebraica ai margini del 25 aprile. Gli ucraini isolati o malsopportati in una manifestazione divisa e nervosa.

Questo l'osceno spettacolo che rischiamo di vedere in una celebrazione della Liberazione che è egemonizzata non solo e non tanto dalla sinistra, ma da piccole forze settarie ed estremiste della sinistra, impegnate in una battaglia cieca contro la destra, qualunque essa sia e ovunque si trovi.

Si va verso un sabba di scemenze ideologiche, una sfilata anti-americana, anti-occidentale e anti-israeliana (se non apertamente antisemita), una rassegna di parolaismi e reducismi.

Niente di nuovo, si potrebbe dire, visto che nel recente passato sparuti antagonisti sono arrivati a fischiare perfino gli ex deportati. Era riuscito miracolosamente nell'impresa di emarginare i violenti l'ormai ex presidente di Anpi Milano, Roberto Cenati, ma ormai ha dovuto gettare la spugna. Si è dimesso, denunciando questa deriva estremista assecondata dall'Anpi, che gli attuali vertici nazionali hanno trasformato in un partitino della

sinistra estrema. L'Anpi riceve contributi governativi come associazione combattentistica e si è ridotta a un cespuglietto ultrapacifista: fin dal 2022, col suo presidente nazionale, il cossuttiano Gianfranco Pagliarulo (nella foto) ha disconosciuto la resistenza ucraina, e anche oggi simbolicamente la delegittima con la pervicace scelta di uno slogan «Cessate il fuoco ovunque», che tradisce anche lo spirito della Resistenza italiana (che fu Guerra di liberazione).

Aveva visto giusto Cenati. I fatti gli danno ragione. Omettendo ogni riferimento agli ostaggi israeliani e alla lotta per la democrazia, l'Anpi ha di fatto messo alla porta gli ucraini e gli ebrei, offendendo le democrazie impegnate in una dura lotta per sopravvivere agli aggressori.

La Comunità ebraica non ci sarà. E anche la Fiap, sigla erede della prestigiosa tradizione azionista, è preoccupata: il presidente Luca Aniasi andrà ma ha deciso di non intervenire, delegando uno storico: «Non accettiamo - dice - che qualcuno si appropri delle nostre piazze con slogan che nulla hanno a che vedere con la Liberazione».

I giovani palestinesi hanno fatto sapere che non vogliono vedere «nessun simbolo sionista». Un sacrilegio: si stima che siano stati mille gli

ebrei che hanno partecipato alla Liberazione. Una ricerca condotta da Liliana Picciotto («Resistenti ebrei») sta ricostruendo le loro incredibili storie. Oltre a questi, i 5mila soldati della Brigata medaglia d'oro al valor militare, che sfondò eroicamente la Linea gotica. E questa storia gloriosa sarà oltraggiata in nome della «resistenza palestinese», cioè in nome di Hamas, sigla islamista idealmente erede degli arabi che negli anni Quaranta, col muftì al-Husseini, si unirono al nazismo nella speranza di estendere alla Palestina lo sterminio progettato in Europa.

Si rischia si vedere uno spettacolo catastrofico il 25 aprile. Proverà a evitarlo uno striscione: «Ora e sempre, la democrazia si difende». Con questo slogan la Brigata ebraica ha deciso di partecipare comunque, e con essa molti esponenti della Comunità. Con questa parola d'ordine sfileranno gli ucraini.

Sarà questo striscione, cuore pulsante della manifestazione, a provare a ridare onore a una giornata che già si preannuncia nefasta.

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