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"Quelle telefonate di Macron e Merkel per convincerci a non far cadere Draghi"

"Il presidente francese mi cercò due volte. Berlusconi tenne il punto con Angela"

"Quelle telefonate di Macron e Merkel per convincerci a non far cadere Draghi"

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Il presidente francese Emmanuel Macron (foto a destra) si attivò personalmente per convincere i leader di centrodestra a riconfermare Draghi a Palazzo Chigi e quindi evitare le elezioni in Italia quando scoppiò la crisi di governo nell'estate 2022. Lo racconta Matteo Salvini nel suo libro Controvento in uscita da Piemme. «Il premier Draghi, polemico, chiese al Parlamento la conferma della fiducia. E il centrodestra si rese disponibile a concederla a patto di non essere più ostaggi dei continuino e dei boicottaggi dei 5 Stelle» racconta nel libro il vicepremier.

«Seguirono ore di trattative febbrili, con interventi anche dall'estero. Il presidente francese Emmanuel Macron auspicò che il governo Draghi potesse continuare. Cercò Berlusconi e anche me. Due volte. La segreteria del capo dell'Eliseo contattò il mio capo segreteria, attraverso l'ambasciatore francese in Italia, per preannunciarmi una chiamata. Il mio staff iniziò a cercarmi in modo martellante, ma io ero a un evento sul lago di Como, e più precisamente su una barca che puntava verso l'isola Comacina, in una zona senza campo. Venni avvertito in ritardo. Alla fine, comunque, dall'Eliseo ci tennero a verificare che il numero di cellulare in possesso di Macron fosse effettivamente il mio, ma poi la chiacchierata non si concretizzò».

Il presidente francese riuscì invece a parlare con Silvio Berlusconi, che gli chiarì la posizione del centrodestra sulle condizioni per riconfermare Draghi. Il Cavaliere fece lo stesso con Angela Merkel (foto a sinistra), che telefonò al leader azzurro per perorare la causa di Draghi. Salvini fu testimone diretto perchè la cancelliera tedesca chiamò mentre i leader del centrodestra erano riuniti a villa Zeffirelli, residenza romana di Berlusconi. «Era un momento oggettivamente difficile, soprattutto per l'amico Silvio: Forza Italia non era compatta, come dimostrarono successivamente gli addii dei ministri chiamati al governo senza condividerli con Arcore. Se il premier aveva pescato nei partiti nomi «governativi» per evitare turbolenze, aveva ottenuto l'effetto di moltiplicare le tensioni. Il Cavaliere era però convinto come me che il centrodestra dovesse tenere il punto. O governo Draghi senza i 5 Stelle, o elezioni. In quelle ore concitate, alla vigilia del voto decisivo che poi sancì la fine dell'esecutivo, Berlusconi fu semplicemente straordinario e coraggioso - racconta Salvini -. La sera in cui Draghi decise di dimettersi, per le insanabili divergenze politiche, mi rendevo conto che avevamo vinto una partita difficilissima grazie alla solidità della squadra. Se oggi per fortuna c'è il governo Meloni, fu grazie alle strategie messe a punto col Cavaliere a Villa Zeffirelli.

Nonostante pesantissime pressioni nazionali e internazionali, avevamo sempre chiaro il nostro obiettivo: prima gli italiani».

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