Guerra in Israele

Dolore e orgoglio, Tel Aviv celebra l'unicità

Nel giorno del 76° anniversario dell'indipendenza, il ricordo degli eroi della guerra con Gaza

Dolore e orgoglio, Tel Aviv celebra l'unicità

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Sì, il popolo d'Israele è diverso. E sembra audace dirlo adesso, ma il miglior augurio nel giorno del suo 76° compleanno è che i giovani di ogni Paese siano così intensi, pratici, patriottici e follemente innamorati della vita come i giovani d'Israele. È difficile, qui, scegliere il buon umore, l'amore, il divertimento, a volte lo scoraggiamento, la mancanza di sostegno, l'aggressività di troppi antagonisti ti spingono nell'angolo. Ma guardate le foto dei giovani israeliani, anche di quelli che combattendo hanno perduto la vita. Sorridono con determinazione. E il sorriso di chi sa perché vive.

Nei secoli il popolo ebraico ha dovuto imparare una lezione basilare, quella di vivere nonostante e contro; di scegliere ogni volta di non mollare, di coltivare sia l'albero della tradizione ebraica sia della civiltà occidentale, e così ha fatto anche questa volta dopo la tragedia iniziata il 7 ottobre. Appare incomprensibile a molti, ogni anno, come il popolo ebraico sia capace di passare dal pianto alla gioia: da 24 ore dedicate con disperazione alla memoria dei propri cari, di ogni soldato (764 uccisi in guerrache hanno lasciato 1.300 genitori e 250 vedove con più di 525 orfani e 2.180 fratelli e sorelle) e poi passare, al suono della sirena a unirsi nella commozione festosa per il compleanno del proprio Paese.

E sembra ancora più difficile quest'anno, perché i due anniversari si svolgono sotto l'ombra dell'eccidio mostruoso di 1.400 uomini donne e bambini, mentre 133 rapiti sono ancora nelle mani degli assassini e tutta Israele, in ogni istante, prega e si batte per il loro ritorno. Tutte le celebrazioni hanno avuto un tono, uno stile, diversi; a qualcuno è piaciuto rilevare la polemica oltre al dolore che è il leit motiv della storia d'Israele dal 7 ottobre. Ma non ci si può sbagliare sia nelle storie degli uccisi raccontate una a una sia in quelle dei protagonisti del domani: una grande luce sul mondo. È fatta di coraggio, dedizione fino al sacrificio definitivo nati in storie non solo militari, che si guardi a una ventenne uccisa mentre con le unghie con i denti difendeva il confine o ancora un'altra soldatessa sopraggiunta col tank, che ha sgominato decine di terroristi, mentre i suoi bambini l'aspettavano a casa; o il paramedico druso tornato decine di volte dentro il campo di Nova, portando in salvo un numero incredibile di ragazzi; o guardando la reazione quieta e decisa di una ragazzina che ha visto uccidere sua padre e sua madre dai terroristi e che ha da pochi giorni ricevuto la notizia che anche il fratello è stato ucciso in guerra. Ora è sola, è forte e decisa a vivere. La storia di Israele è quella per cui durante la guerra una start up ha inventato il test di gravidanza con la saliva. Per cui la biblioteca a Gerusalemme organizza attività meravigliose e i soldati vi si aggirano col mitra ciondoloni, studiando. Un ristorante vicino alla Striscia non fa mai pagare i soldati. La comandante dell'Unità Karakal ha salvato la soldatessa Amit, ferita grave, e all'ospedale il medico che l'accoglie è per caso sua sorella; Israele è la radio che avverte che, quando stasera ci sarà la sirena, se cambia tono allora si deve correre nei rifugi. Ma ci sono tutti a cantare vecchie canzoni coi ragazzini in camicia bianca e festeggiano la grande vittoria degli ebrei, l'indipendenza. I soldati feriti chiedono: «Posso tornare alla mia unità?».

Israele è diversa, ancora nel suo 76° anno di vita dovrà scegliere fra il diritto alla vita e il piacere di restare simpatica, affrontare il problema dell'antisemitismo nel mondo, ma alcune scelte le ha già fatte: quelle della democrazia, dei diritti e della vita, attraverso tutte le difficoltà.

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