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Diktat, minacce e "forza Hamas". 25 Aprile da incubo in piazza

Messaggi inquietanti di centri sociali, Cobas e Giovani arabi. E intanto l'Anpi contro il governo arruola perfino papà Salis

Diktat, minacce e "forza Hamas". 25 Aprile da incubo in piazza

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L'esaltazione di Hamas, i diktat dei gruppi giovani palestinesi, i rischi di aggressione alla Brigata ebraica. È una vigilia da incubo per un 25 aprile che - caricato di significati politici e tensioni - quest'anno rischia di esplodere.

L'Anpi ragiona come un partito d'opposizione, e arruola come testimonial anche Roberto Salis, papà di Ilaria, l'insegnate antifascista detenuta in Ungheria, anche se le sue idee sono (o almeno, erano) molto diverse da quelle della figlia.

A sinistra hanno concepito una giornata di «lotta» politica, più che di memoria, e ora sono serviti. Al di là di relatori e celebrazioni, infatti, estremisti di ogni risma provano a egemonizzare il 25 aprile, come del resto hanno fatto nel Giorno della memoria.

Viatico inquietante le proteste universitarie e di piazza degli ultimi giorni. Sulle manifestazioni di domani aleggiano ombre inquietanti, che assumono i contorni dei guerriglieri di Hamas, che - con tanto di fucile d'assalto e volto coperto - vengono raffigurati in varie locandine accanto ai partigiani italiani del 1945.

Fin troppo chiara, e farneticante, l'equazione: se antifascismo=antisionismo, allora i nuovi «resistenti» sono i terroristi, magari quelli del 7 ottobre, e nemici diventano gli israeliani (tutti), gli ebrei che non prendono le distanze da Israele e - per questa delirante proprietà transitiva - quanti riconoscono diritto di cittadinanza ai «sionisti» (qualunque cosa significhi nelle loro ossessioni).

Perciò a Milano il fronte formato da sigle arabo-palestinesi, Cobas e centri sociali si stacca dal corteo ufficiale, quello di una pavidissima Anpi e di un sindaco Beppe Sala che al solito ha pasticciato. Lontani da ogni idea di pluralismo, e rivendicando sulle celebrazioni un'egemonia totale - che ancora non c'è - questi gruppi danno appuntamento quindi in piazza Duomo, luogo-simbolo che occuperanno due ore prima dell'arrivo del corteo (alle 13 e 30) con le loro parole d'ordine.

Queste frange, e i loro intendimenti, saranno un aspetto critico della giornata dal punto di vista dell'ordine pubblico, se è vero che qualcuno (il Movimento dei palestinesi in Italia sui social) annuncia: «Non tollereremo la presenza di alcun simbolo sionista nelle manifestazioni».

Invece al corteo di Milano, la Brigata ebraica ovviamente, e orgogliosamente, ci sarà, dietro lo striscione con lo slogan «Ora e sempre la democrazia si difende». «Dal 25 aprile del 1945 a quello del 2024 - spiega Davide Romano - la sfida è la stessa: democrazie contro dittature. E noi, ieri come oggi, non abbiamo dubbi su da che parte stare». Con la Brigata, protetta dai City Angels, un gran numero di partecipanti.

A Roma, la Comunità ebraica da tempo non partecipa alle celebrazioni Anpi, ma i movimenti antagonisti andranno a quanto pare a disturbare la sua iniziativa a Porta San Paolo. «Non ci faremo dire da nessuno che siamo i nuovi fascisti» avverte la presidente dell'Ucei Noemi Di Segni.

E se il significato del 25 aprile lo gestiscono gli estremisti, non può che finirne stravolto.

Il corto circuito che acceca è stato sottolineato col Giornale dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: gli ebrei italiani - protagonisti veri della Resistenza - potrebbero essere aggrediti dagli «eredi di chi stava dalla parte di Hitler».

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