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"Sinistra a pezzi, ha la sindrome dell'annegato". Pure lo Spectator incorona la Meloni

Il giornalista Nicholas Farrell ridicolizza le critiche più frequenti che la sinistra rivolge all'attuale presidente del Consiglio che hanno sempre come elemento comune quello del fascismo: "Gli avversari di Giorgia Meloni stanno diventando isterici"

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Altro che erede del fascismo o nostalgica di Benito Mussolini, come paventano alcuni ossessionati della sinistra. Come presidente del Consiglio, Giorgia Meloni si sta rivelando molto più simile a una versione "mediterranea di Margaret Thatcher". A scriverlo nero su bianco è il settimanale britannico "The Spectator". In un editoriale a firma di Nicholas Farrell vengono messe a tacere le critiche (spesso ridicole) che esponenti politici e osservatori dell'opposizione riservano alla premier, specialmente quando la si paragona al regime sviluppato nel nostro Paese cento anni fa. Il periodico inglese sottolinea come Meloni, insieme al suo partito Fratelli d'Italia, rimangano molto popolari in Italia, e che quindi otterranno con ogni probabilità una fetta consistente dei 76 seggi oggi assegnati al nostro Paese nel Parlamento europeo, più di ogni altra formazione politica.

"Di conseguenza gli esponenti di punta della sinistra italiana, i cui partiti continuano ad andare male nei sondaggi, appaiono sempre più disperati - viene riportato nell'articolo in maniera molto ironica -. Solo nelle ultime due settimane hanno sofferto di due gravi attacchi di sindrome dell'uomo che sta annegando". Lo Spectator, nell'articolo intitolato non a caso "Gli avversari di Giorgia Meloni stanno diventando isterici" cita innanzitutto come le opposizioni fossero andati completamente in tilt a seguito di una proposta di una nuova "legge minore che consente ai volontari pro-vita nelle cliniche di pianificazione familiare (consultori) di parlare faccia a faccia con le donne incinte che cercano di abortire, se quelle donne sono d'accordo. 'Si tratta di uno spudorato attacco al diritto delle donne di abortire', urlavano".

L'articolo, in ogni caso, ricorda come la nuova legge sull'aborto approvata dal Senato a fine aprile "non è, come sostengono i suoi oppositori, un attacco alla legge del 1978 che rende legale l'aborto in Italia". Si propone infatti di attuare un aspetto chiave di quella stessa legge che non è mai stato messo in pratica. La norme di 46 anni fa consente l'aborto nei primi novanta giorni dopo il concepimento per "motivi economici, sociali o familiari - e successivamente solo se la vita della donna incinta è in "grave pericolo o il suo bambino ha seri problemi di salute". Allo stesso tempo, però, "richiede anche che i centri di pianificazione familiare cerchino di dissuadere le donne incinte che si rivolgono a loro per ottenere il permesso di abortire, aiutandole a 'superare le cause' che le hanno spinte a desiderarlo", sottolinea l'editoriale.

Non solo, ma il settimanale prosegue citando il "grande" caso che ha incendiato il dibattito pubblico nelle ultime settimane: quello di Antonio Scurati. I movimenti di centrosinistra, infatti, "si sono arrabbiati ancora di più per quella che, secondo loro, era la cancellazione da parte dei dirigenti dei programmi della Rai di un monologo di due minuti di uno scrittore di sinistra". Quest'ultimo voleva accusare Meloni "di essere una neofascista che ha permesso che 'il fantasma del fascismo infestasse la democrazia italiana'. E così urlavano che questa fosse una "censura degna del Duce stesso". Per giorni "gli indignati oppositori della Meloni hanno fatto sì che i due episodi dominassero la conversazione nei talk show italiani, in prima pagina e sui social media, dove il più delle volte è la sinistra a dettare legge".

Rimane tuttavia chiaro "a chiunque sia in grado di passare attraverso il rumore, che l'indignazione sia stata enormemente esagerata e in gran parte ingiustificata". Anche perché è stato poi dimostrato come i dirigenti Rai non avessero attuato alcuna censura contro Scurati. Lo stesso giornalista inglese non fa infine passare inosservata che a Milano, lo scorso 25 aprile, i manifestanti filo-palestinesi che stavano partecipando al corteo della Festa della Liberazione "hanno attaccato gli ebrei che portavano le bandiere della Stella di David in onore della Brigata di fanteria ebraica che combatté a fianco dell'esercito britannico nella campagna per la liberazione dell'Italia". Farrell ricorda che "un manifestante ebreo è stato accoltellato anche se non gravemente ferito" e aggiunge con una punta di malinconica ironia: "Oggi gli ebrei in Italia abbiano più da temere dalla sinistra post-comunista che dalla destra post-fascista".

E se lo dicono anche dall'altra parte dell'Europa, forse un motivo ci sarà.

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