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Il disastro Superbonus fa "amara" la Sugar tax

I produttori di bevande: "Impatto devastante", ma pesa il maxi-deficit. Tajani e Gasparri: "Retroattività da rivedere"

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L'emendamento del governo al decreto Superbonus ha provocato malumori nella maggioranza, soprattutto in Forza Italia, sia per la mini-retroattività (lo spalma-crediti decennale delle detrazioni sarà obbligatorio dal primo gennaio e non dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto; ndr) che per il ripristino della sugar tax, che da quattro anni veniva continuamente rinviata. Si tratta di decisioni difficili che il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dovuto prendere per mettere i conti in ordine e riportare il deficit nell'alveo previsto dal Def, ma sulle quali gli azzurri lamentano una mancata informazione preventiva.

La sorpresa, come detto, è relativa alla sugar tax, prevista dalla legge di Bilancio 2020 e puntualmente rinviata. La stessa relazione tecnica dell'emendamento ne prevede il differimento al 2026, ma il testo è chiaro: partirà dal primo luglio con aliquote dimezzate (5 euro/ettolitro per le bevande zuccherate; 0,13 euro/chilo per i prodotti da consumare previa diluizione). Dal 2026 gli importi raddoppiano. Fino alla fine del prossimo anno dovrebbe garantire un gettito di poco superiore ai 120 milioni di euro, ma le aziende sono preoccupate. Assobibe, l'associazione confindustriale dei produttori di bevande analcoliche, ha definito «devastante» l'aumento del prelievo fiscale (+14%) in concomitanza con il picco di vendite estive. Secondo le stime di Nomisma, la sua applicazione determinerebbe una contrazione delle vendite (-16%), degli investimenti (-46 milioni), degli acquisti di materia prima (-400 milioni), oltre ai rischi occupazionali conseguenti (-5 mila posti di lavoro).

Discorso simile per quanto riguarda il Superbonus 110% in quanto la diluizione su 10 anni delle detrazioni dei crediti d'imposta per tutte le agevolazioni edilizie ne abbassa il valore annuo anche se non quello complessivo. L'unica agevolazione in questo senso è la possibilità di utilizzare i crediti di imposta per gli «incapienti», cioè i contribuenti che ne hanno usufruito ma che non avevano abbastanza spazio fiscale per goderne appieno in 4-5 anni. Oggi, inoltre, la Borsa darà il proprio verdetto sulla norma che accorcia da 10 a 6 anni dal 2025 la detraibilità dei crediti acquistati al 75% del loro valore (il prezzo medio di acquisto degli istituti è all'85% attualmente). Sempre a partire dall'anno prossimo non saranno compensabili contributi previdenziali e Inail con i crediti Superbonus.

«Dobbiamo ancora lavorare sul problema della retroattività, per noi non accettabile, e soprattutto sulla sugar-tax, che riteniamo non debba entrare in vigore. Su questi punti chiederemo un confronto nella maggioranza e con il governo», ha dichiarato ieri il presidente dei senatori di Forza Italia, Maurizio Gasparri (in foto). «Ci sono norme retroattive. Io credo che un sistema democratico, proprio per non minare la fiducia tra il governo, lo Stato e le imprese e i cittadini, non possa approvare delle norme retroattive», ha ribadito ieri a In mezz'ora, il leader di Forza Italia e vicepremier, Antonio Tajani. Le sue dichiarazioni hanno suscitato la reazione del presidente della commissione Finanze del Senato, il leghista Massimo Garavaglia (molto vicino a Giorgetti).

«Si chiarisca con la premier Meloni e proponga dove reperire le risorse. Questi continui attacchi all'esecutivo sono incomprensibili», ha dichiarato. In pratica ricordano che i 2,4 miliardi recuperabili con lo spalma-crediti evitano guai peggiori ai conti.

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