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"Io commosso nel leggere il monologo per Senna accanto alla sua Williams in pole position a Imola"

È l'unica monoposto FW16 esistente. L'attore sarà poi stasera in teatro per lo spettacolo tratto dal libro "Perdere Senna" di GJ Squarcia che racconta il pilota e soprattutto l'uomo

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Trent'anni senza Ayrton Senna, il più grande pilota di tutti i tempi. Per ricordare e celebrare il brasiliano, ieri sera direttamente dal rettilineo del traguardo dell'Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, per l'occasione trasformato in palcoscenico, l'attore e musicista Stefano Fresi ha recitato un monologo tratto dal libro Perdere Senna del regista e scrittore GJ Squarcia. Eccezionalmente, per la prima volta dopo trent'anni, è tornata così in pole - la stessa posizione di partenza occupata da Senna per l'ultimo giro della sua vita - la Williams F16 di Ayrton, l'unica copia originale esistente dell'auto andata distrutta nell'incidente fatale. L'evento di ieri, ripreso per uno speciale tv, è stato arricchito con delle proiezioni sulla torre del circuito delle immagini di Senna, il tutto davanti a un pubblico di giovani nati dopo il 1994. Stasera, il monologo verrà recitato da Fresi al Teatro comunale di Imola.

Stefano, come sta vivendo questo anniversario?

«È qualcosa di speciale raccontare la sua vita stando vicino alla Williams di Senna. L'idea che dopo 30 anni dal giorno maledetto mi sia stato affidato questo monologo mi commuove. Non lo nascondo: la prima volta che l'ho letto, nelle ultime 20 righe ho pianto a dirotto».

Storia romantica e tragica?

«È la storia di un ragazzo di soli 13 anni dal destino segnato. Guardando Senna, però, rimane folgorato e trova sia la forza per superare le difficoltà che il coraggio di non arrendersi mai. Il monologo racconta la grandezza del pilota Senna ma anche, e soprattutto, dell'uomo, non solo attraverso le sue leggendarie vittorie ma anche attraverso le sconfitte. Sconfitte da cui si è sempre rialzato. Più forte di prima».

Imola si è trasformata in un set a cielo aperto.

«L'obiettivo era riproporre una rivisitazione delle immagini inedite dell'autodromo. E in teatro sarà una vera e propria rappresentazione che alterna parole e musica, vista la presenza di una band di 5 elementi, la leader cantante Cristiana Polegri, alle tastiere Danilo Cherni, al basso Adriano Lo Giudice, alle chitarre Maurizio Perfetto, alla batterie Derek Wilson».

Che musica avete scelto?

«Faremo sentire canzoni dell'epoca. La band suonerà le canzoni di Bruce Springsteen, una delle passioni musicali di Senna, e di Tina Turner, di cui Senna era fan. Abbiamo cercato di mettere generi che raccontassero i gusti musicali di Ayrton. Ci sarà la partecipazione di Cremonini, che canterà la sua canzone Marmellata #25 nella quale c'è un riferimento a Senna».

Dov'era trent'anni fa?

«Stavo guardando il Gran Premio e ho assistito all'incidente. Rimasi ammutolito. La gravità dell'incidente si era capita subito».

Senna per lei?

«Entusiasmava le folle non solo per i gesti tecnici, ma perché ha saputo rialzarsi dalle sconfitte conquistando vittorie strepitose. Ha perso una gara perché era finita la benzina prima di tagliare il traguardo. Ha perso perché un Gp è stato fermato per pioggia prima della fine. Non credo ci siano stati piloti che abbiano vinto una gara doppiando tutti due volte. È stato il Maradona delle auto».

E infatti, dopo 30 anni il suo ricordo è ancora vivissimo.

«È giusto che rimanga viva la sua memoria e chi l'ha vissuto si ricordi di lui con un sorriso malinconico. E che i giovani conoscano la storia dei grandi».

Palcoscenico e autodromo?

«Sì, il circuito di Imola è un luogo magico. Farlo lì decuplica tutto. È come celebrare una messa a San Pietro...».

Ci sarà un epilogo particolare?

«Il monologo si conclude con una chiacchierata tra Senna e Dio».

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