Ciclismo

"Il sogno da piccolo era la Roubaix, oggi direi il Giro"

ll talento che il ciclismo italiano cercava è 6° nella Corsa rosa. "L'iscrizione alla prima gara il giorno dei miei 8 anni"

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Dopo il giorno di riposo il ciclismo italiano si risveglia dal torpore e si stropiccia gli occhi. C'è un ragazzo di soli 22 anni (23 li compirà a giugno, ndc) che è lì nella generale in sesta posizione, non lontanissimo dal marziano Pogacar. Un atleta di talento, campione mondiale della cronometro tra gli juniores che sin dalle giovanili si porta dietro il pesante fardello di nuovo Nibali.

È lui il nuovo che avanza, Antonio Tiberi, il ragazzo che il ciclismo italiano cercava. L'atleta che può garantirci in un prossimo futuro una presenza costante nelle classifiche dei Grandi Giri. Sta studiando da grande, affrontando il più grande di tutti. «Ma Tadej è davvero di un altro pianeta, non è possibile nessuno tipo di confronto con il sottoscritto dice lui con un sorriso sereno e pacioso di chi è più che soddisfatto di come stanno andando le cose -. Certo, abbiamo entrambi due gambe, ma le sue sono molto più potenti e vanno anche molto più veloci».

Il suo primo ricordo legato alla bici?

«Non avevo ancora 8 anni quando a Gavignano ho visto una squadra di bambini che si allenava vicino casa nelle stradine di campagna, da quel giorno ho rotto le scatole a papà per poter provare. Il 24 giugno per il mio compleanno zio Luigi (Salvatori, fratello di mamma Nadia, ndc), mi iscrisse al Team Anagni Cicli Nereggi e mi regalò una biciclettina gialla con il cambio sul telaio».

La prima gara?

«Da G2. Partimmo in 12 o 13 e arrivai ultimo».

In valigia non può mancare...

«La playstation. Mi diverto con giochi d'azione collegato online con gli amici, usiamo le cuffie così intanto parliamo e ridiamo».

Ama le armi, e un anno fa finì nei pasticci per aver sparato e ucciso con un fucile ad aria compressa un gatto.

«Ho fatto la mia sciocchezza di gioventù della quale ancora adesso mi vergogno. In famiglia da diverse generazioni abbiamo un'azienda agricola e ogni tipo di animali. Anche cani e gatti. Io sono cresciuto con gli animali da quando sono bambino, andavo a mungere le mucche. Non farei mai loro del male volontariamente. Ho commesso una stupidata».

Facciamo un gioco. Se potesse rubare una caratteristica ai campioni più blasonati di oggi.

«A Pogacar ruberei tutto, perché ha tutto; ad Evenepoel la professionalità nello svolgere questo mestiere; a Van der Poel un 50 per cento di energie, ha una capacità fisica fuori dal normale. Potessi fregare loro una gamba a testa sarei a posto (ride, ndc)».

Chi sono i suoi punti di riferimento all'interno della Bahrain Victorius?

«Damiano Caruso: corridore bravissimo, autentica fucina di consigli e buon senso».

Gara dei sogni?

«Da piccolo rispondevo la Roubaix. Ora direi il Giro d'Italia».

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