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Chico Forti è pronto a tornare a casa

Il detenuto lascia il carcere di Miami e sarà trasferito in Italia dove godrà dei benefici di legge

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Uno-due, nel giro di 24 ore. Lo stesso giorno in cui sui giornali italiani si racconta dei domiciliari concessi a Ilaria Salis, dall'America arriva la notizia che un altro italiano nei guai con la giustizia vede la fine del tunnel. E anche qui è palpabile il ruolo che la diplomazia politica-giudiziaria ha svolto nel convincere le autorità locali a smuoversi dalla linea della fermezza.

L'italiano detenuto in Usa è Chico Forti, il trentino condannato all'ergastolo per un omicidio commesso a Miami nel febbraio 1998 e di cui all'inizio di marzo la premier Giorgia Meloni aveva annunciato l'imminente riconsegna all'Italia. Un altro mese e mezzo di pastoie burocratiche e ieri arriva l'annuncio: il Dipartimento di giustizia della Florida fa sapere che «il detenuto non è più nella nostra custodia ed è stato trasferito». Forti si trova ora in una struttura del Dipartimento dell'immigrazione e delle dogane: significa che in pratica è partito l'iter di riconsegna all'Italia. Già oggi Forti potrebbe venire preso in consegna da una squadra di polizia italiana e imbarcato su un volo per l'Italia per finire di scontare in patria la sua condanna. Come nel caso Salis, il governo italiano si è ben guardato dal sindacare la fondatezza delle accuse mosse dalla giustizia locale e della pesante sentenza. L'accento è stato messo sull'aspetto umanitario della vicenda e sulla opportunità di permettere a Forti di venire rinchiuso nella sua nazione di origine, potendo così usufruire degli appoggi della famiglia che da anni si batte per il suo ritorno a casa. Il rispetto della sentenza americana, d'altronde, non impedisce affatto che una volta approdato in Italia a Forti vengano applicate per intero le norme italiane sulla esecuzione delle pene, che - non essendo il suo reato aggravato da finalità mafiose - gli consentiranno a breve di poter usufruire di permessi premio e di libertà condizionata. L'omicidio per cui è stato condannato all'ergastolo - evitando fortunatamente la pena di morte, che in Florida viene inflitta ed eseguita con una certa frequenza - avvenne il 15 febbraio 1998: un giovane, Dale Pije, venne trovato ammazzato a colpi di calibro 22 su una spiaggia di Miami e la polizia individuò il movente dell'omicidio nei conflitti, intorno alla compravendita del celebre albergo Pikes, tra il padre della vittima e la cordata italiana guidata da Chico Forti, ex asso del windsurf. Forti nel corso della vicenda ha dato spiegazioni contrastanti, i suoi parenti in Italia si dicono stracerti della sua innocenza, i familiari di Pike sono sicuri del contrario, ma questo ormai è quasi irrilevante: la condanna è definitiva. E per la legge italiana, dopo oltre ventiquattro anni, Chico Forti ha quasi finito di pagare il suo debito.

Grande soddisfazione dall'Italia. Il leader della Lega Matteo Salvini gli dà il «bentornato nel tuo Trentino. E grazie a chi non ha mai smesso di combattere per il ritorno a casa di questo italiano troppo a lungo detenuto all'estero». A fargli eco il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti: «Finalmente possiamo salutare un'altra vittoria del governo Meloni che ha seguito la vicenda sin dal suo insediamento. Rinnoviamo il nostro ringraziamento a tutte le istituzioni italiane e statunitensi coinvolte nel caso.

Il nostro pensiero felice è rivolto non solo ai familiari e agli amici di Chico, ma a tutti coloro che hanno sostenuto la sua causa con determinazione». Applaude alla notizia il presidente del gruppo al Senato di Civici d'Italia, Michaela Biancofiore: «Un grazie al lavoro del Governo Meloni. L'auspicio è che questa attesa non si prolunghi più del dovuto».

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