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Disordini al summit. E l'"intifada" dilaga

Corteo contro l'evento sulla natalità a Roma: 7 feriti. Bruciato l'opuscolo di Valditara. Gli atenei occupati

Disordini al summit. E l'"intifada" dilaga

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La strategia del disordine dilaga. Le minoranze politicizzate hanno alzato la testa e impongono la loro agenda nelle piazze e nelle università. L'obiettivo è ideologico: creare il caos. Lo strumento è quello tipico degli intolleranti: la prevaricazione. Il nemico è il solito: l'Occidente, Israele, il governo italiano.

A Roma, dunque, anche ieri è stata giornata di scontri: nel mirino gli Stati generali della natalità. Nelle università invece, a Milano come a Padova, sono entrati in azione i collettivi, allo scopo di assediare le istituzioni accademiche, forzandole a interrompere i rapporti con gli atenei di Israele.

Nella Capitale le tensioni sono scoppiate contro il summit che proprio ieri vantava come ospite d'onore il Papa, lo stesso evento nel quale, il giorno prima, i collettivi hanno impedito di parlare alla ministra Eugenia Roccella.

Ossessionati dal governo, i manifestanti erano convinti di attaccare un convegno promosso dall'esecutivo, tanto da bruciare il programma del ministro dell'Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, «Educare alle relazioni», testo concepito per arginare la violenza di genere.

I disordini sono esplosi a metà mattinata, quando circa 250 attivisti partiti in corteo da Piazzale degli eroi hanno provato a cambiare percorso, e invece di dirigersi verso piazza Cavour hanno tentato di imboccare via della Conciliazione, per raggiungere l'auditorium che ospitava il summit. Di fronte hanno trovato uno schieramento di forze dell'ordine in assetto antisommossa che ne ha bloccato il passaggio. Il contatto tra manifestanti e agenti è stato duro. I manifestanti hanno lanciato fioriere e vernice spray, danneggiando anche dei ciclomotori, prima di ritornare sul percorso previsto dopo circa un'ora di braccio di ferro e 7 feriti (fra i quali due agenti e una ragazza portata in ospedale).

A scontrarsi con le forze dell'ordine gli attivisti della «assemblea Aracne», proprio i contestatori di Roccella. «È triste constatare che un tema come la natalità, che rappresenta la vera emergenza nazionale e che mette in difficoltà l'intero sistema Paese venga strumentalizzato per ottenere visibilità, soprattutto in periodo di campagna elettorale» ha detto Gigi de Palo, presidente della Fondazione per la natalità, l'ente organizzatore, ovviamente amareggiato per i disordini che hanno distolto l'attenzione dai temi, provocando anche qualche forfait di troppo.

La dinamica della piazza di ieri è quella vista in altre occasioni recenti: i violenti diventano protagonisti e si prendono la scena nel silenzio di una sinistra ufficiale sempre più massimalista. E anche negli atenei una minoranza di collettivi e centri sociali pro Hamas spadroneggia, occupando spazi pubblici con le stesse tende dei colleghi-compagni che hanno sconvolto i campus Usa. «La nostra volontà è chiara: fuori Israele dalla Statale di Milano» hanno detto nel cortile dell'università di Milano gli «studenti» e i Giovani Palestinesi che ieri hanno occupato l'ingresso dell'ateneo. Erano un centinaio, una quarantina accampati.

E ieri mattina è partita anche l'occupazione del cortile di Palazzo Bo a Padova, dove una 50na di studenti con tende e sacchi a pelo vuole presidiare il rettorato almeno fino a martedì, giorno del Senato accademico che intendono boicottare fino a «decisioni contro gli accordi dell'università e dell'Italia con Israele».

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