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Natalità, Roccella zittita. E il ministro lascia il palco

Protesta degli studenti contro il discorso dell'esponente Fdi. "Questa è censura vera". La premier: "Spettacolo ignobile". E la sinistra tace

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Ci prova, Eugenia Roccella. «Ragazzi, ma siamo d'accordo. Nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne. È per questo che siamo qui, perché le donne oggi non decidono liberamente se vogliono avere figli». Ma la subissano urla, fischi, cori e cartelli «Sul mio corpo decido io», «Vergogna», e la ministra per la Famiglia, alla fine, lascia il palco degli Stati generali della Natalità. I manifestanti sono giovani studenti di diversi gruppi di sinistra, che accusano il governo di «negare il diritto all'aborto», con un chiaro riferimento alla legge che fa entrare nei consultori i militanti Pro life.

Altri ragazzi del pubblico li contestano sui gradoni dell'Auditorium della Conciliazione, li spingono fuori, mentre uno dei contestatori riesce a leggere un testo: «Nessuno del governo, in un anno, ha risposto alle nostre richieste. Non ci stiamo alla triade Dio-Padre-Famiglia». Malgrado l'invito a restare dell'organizzatore dell'evento, Gigi De Palo, Roccella se ne va e a lui non rimane che spiegare: «Speriamo che si calmino gli animi e vedremo domani (oggi, ndr) o nei prossimi giorni se riusciremo a recuperare». Subito dopo definisce «inaccettabile» che i contestatori abbiamo impedito di parlare alla ministra. In serata l'ultimo atto: trecento studenti occupano l'Aula A della facoltà di Scienze Politiche dell'università La Sapienza di Roma. All'interno ci sono liceali e universitari, tra collettivi - come «Aracne» e «Zaum» - e realtà transfemministe provenienti da tutta Italia.

Tutto passa in secondo piano, dai dati allarmanti dell'Istat sull'«inverno demografico» alla proposta della Fondazione di creare l'Agenzia governativa per la natalità. Roccella replica con un post su Facebook: «Sono certa che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali - Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la grande stampa e la stampa militante che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi, avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti dopo l'atto di censura». Invita «i podisti della libertà e della democrazia» a dimostrare che «l'evocazione del fascismo che non c'è non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere».

Da sinistra inizialmente non si muove nessuno, mentre alla ministra arriva la telefonata di solidarietà del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni dice che «lo spettacolo andato in scena è ignobile», condannano l'accaduto i presidenti di Senato e Camera, La Russa e Fontana, una lunga lista di ministri, Tajani, Valditara, Bernini, Urso, Piantedosi, Lollobrigida,Sangiuliano e tanti parlamentari di centrodestra.

«Ferma condanna» da parte del vicepremier e ministro Salvini. Al panel politico del convegno, cui oggi parteciperà papa Francesco, ci sono il ministro leghista della Disabilità Alessandra Locatelli, Maria Teresa Bellucci, viceministro Fdi del Lavoro, Marco Furfaro del Pd, Elena Boschi di Iv, Elena Bonetti di Azione. E qui non solo le rappresentanti del governo ma anche i tre dell'opposizione solidarizzano con Roccella. «È inaccettabile che non abbia potuto parlare», dice l'ex ministro Boschi. Anche il leader Matteo Renzi dice lo stesso.

D'altronde, un po' tutti sul palco rievocano l'unanimità tra i partiti sul Family act, dicendo che così si sono fatti passi avanti e i temi della famiglia e dei figli non devono essere divisivi, ma bisogna lavorarci concretamente insieme. Locatelli e Bellucci sottolineano quanto sta facendo il governo Meloni, «stanziati oltre 2 miliardi e mezzo che arrivano a 16 miliardi di valore aggiunto» e invocano interventi anche dell'Europa.

Fuori, l'opposizione parla di «dissenso, «maleducazione», ma non «censura». Il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli non vede il motivo di esprimere solidarietà a Roccella, così Riccardo Magi di +Europa e la dem Laura Boldrini.

Nel Pd Silvia Costa appare isolata quando si dissocia «fermamente» dai contestatori.

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