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Meloni e il timore dell'effetto-Liguria. "Pnrr, serve legalità"

Il dato di cronaca è che l'inchiesta ligure ha preso piede. E che in quel di Genova - al netto delle legittime valutazioni di merito - nel fronte del centro-destra c'è il concreto timore di un vero e proprio smottamento

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Il dato di cronaca è che l'inchiesta ligure ha preso piede. E che in quel di Genova - al netto delle legittime valutazioni di merito - nel fronte del centro-destra c'è il concreto timore di un vero e proprio smottamento. Come se si potesse davvero concretizzare una valanga giudiziaria che parte dall'inchiesta che ha coinvolto il governatore Giovanni Toti per poi allargarsi a tutto il Nord-Ovest, collegio elettorale delle prossime elezioni europee dove Fdi fino a qualche giorno fa dava per scontato di fare il pieno di voti.

Nella sostanza, andrà comunque così. Ma è evidente che ci sarà da pagare uno scotto. Con buona pace dei tanti imprenditori che fino a ieri erano pronti a mettere delle fiches sui candidati di Fdi e ora, necessariamente, si muovono molto più prudentemente.

Il timore che l'inchiesta possa lentamente allargarsi e aprire un fronte importante sul decisivo dossier Pnrr, d'altra parte, non è certo un novità di ieri. Se si bloccano i lavori in Liguria - è il timore che riferiscono fonti di primo livello al ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini - non tocca più palla nessuno, perché la società che si occupa dei lavori è una in tutta Italia e si muove con una gestione delle risorse a scacchiera. Insomma, se si bloccano gli appalti liguri, non si va avanti da nessuna altra parte, a partire dal Ponte sullo Stretto.

Il tema della sicurezza e della legalità, dunque, torna centrale. Tanto che ieri Meloni decide di partecipare alla riunione del Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue. Un incontro incentrato sulla prevenzione a frodi e illeciti connessi al Pnrr e alle politiche di coesione.

Nel suo intervento, la premier saluta il ministro Raffaele Fitto, lo ringrazia per averla invitata a partecipare a una riunione «così importante» e torna sugli obiettivi del Pnrr. «Da quando ci siamo assunti la responsabilità di portare a compimento gli obiettivi del Piano, una preoccupazione costante - dice Meloni - è stata quella di garantire, oltre all'attuazione degli investimenti e delle riforme nel rispetto dei tempi previsti, anche la legalità e la trasparenza».

Ci siamo sempre posti il tema, aggiunge la premier, di costruire un sistema «quanto più efficace possibile per prevenire e reprimere le frodi che riguardassero le ingenti somme messe a disposizione dal Pnrr». La ragione, aggiunge, è semplice: dobbiamo «non solo utilizzare al meglio le risorse» del Recovery e fare in modo che «si concentrino su interventi strategici e di lungo periodo», ma «impedire anche che qualcuno possa sfruttare questa occasione per i propri interessi» e «intercettare risorse che sono invece preziosissime» e, soprattutto, che non possono di certo finire nelle mani della criminalità. «Non devo di certo ricordare a voi quali sono gli elementi che contribuiscono ad attirare gli interessi della criminalità», aggiunge Meloni. Dalla mole ingente di risorse in capo al Pnrr, alla complessità degli interventi e delle regole, dalle difficoltà organizzative alla fretta nell'implementazione delle misure per il rispetto delle scadenze.

Proprio per questa ragione, dice la premier, il governo «ha lavorato in questi mesi per riorganizzare il Pnrr», rafforzare le strutture di gestione, semplificare le procedure e «rendere le strutture amministrative più forti, più veloci e più efficienti».

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