Cronache

"Gli abbiamo dato anche il c...". Quelle carte sull'hotel Rigopiano

Dai documenti dell'inchiesta che investì i proprietari dell'hotel di Rigopiano finito sotto la valanga emergono alcune intercettazioni ora acquisite dai pm che indagano per disastro colposo

"Gli abbiamo dato anche il c...". Quelle carte sull'hotel Rigopiano

Non si fermano le polemiche e le rivelazioni sull'hotel di Rigopiano sommerso la settimana scorsa da una valanga che ha portato alla morte di 21 persone. Non solo i ritardi nei soccorsi, ora l'attenzione delle autorità e della Procura si concentra sulla struttura dell'albergo.

Lo scorso novembre cinque persone tra ex amministratori comunali e ex titolari dell'albergo sono stati assolti dal Tribunale di Pescara dall'accusa di presunti abusi edilizi nell'ampliamento del 2007. Ma adesso secondo il Tempo le carte di quel vecchio fascicolo sono state richieste dal procuratore capo Cristina Tedeschini e del sostituto procuratore Andrea Papalia che indagano con nuove ipotesi di reato contro ignori: omicidio plurimo colposo e disastro colposo.

Secono il pm Varone che indagò sulle opere di ampliamento del 2007, l'amministrazione comunale del Pd dell'epoca era "piegata" alle richieste degli imprenditori, ovvero i cugini Del Rosso che nel frattempo avevano ereditato l'hoetl. Nel fascicolo erano state inserite alcune intercettazioni telefoniche che secondo il magistrato avrebbero dimostrato il rapporto poco trasparente tra amministrazione Pd e proprietari dell'albergo. "C'hanno manipolato come gli pare e piace, qualsiasi cosa gli serviva, pronto, pronto, pronto (...) Gli è stato dato pure il culo a livello di amministrazione, ogni richiesta esaudita e... alla fine ecco il risultato!", avrebbe detto un componente dell'amministrazione comunale.

Non solo. Una delibera aveva sanato l'ampliamento della struttura e questa sarebbe stata firmata dalla giunta, secondo il pm, dopo l'assicurazione "di una promessa di versamento di denaro destinato verosimilmente a finanziamento di un partito politico", di "assunzioni preferenziali per propri protetti" in una della società che facevano capo alla famiglia Del Rosso. "La ditta Del Rosso, senza nessuna preventiva autorizzazione, aveva occupato abusivamente una parte del terreno", aveva detto un consigliere comunale di opposizione al tempo della delibera che lui contestava. Ma non servì a nulla. Il documento venne firmato dal sindaco e l'ampliamento sanato. "C'erano delle incompatibilità che riguardavano alcuni consiglieri, i cui parenti all'epoca lavoravano presso l'Hotel Rigopiano: la figlia di... la nipote di..., la moglie di... e tutti e tre hanno votato favorevolmente", aggiunge il consigliere di minoranza citato dal Tempo. Non fu l'unico caso di contatti tra i Del Rosso e l'amministrazione, ma il Tribunale cancellò ogni accusa con l'assoluzione piena degli imputati in una sentenza sentenza passata in giudicato.

"L'ampliamento oggetto dell'indagine riguarda un terreno su cui non è stata costruita nessuna depandance dell'hotel - ha detto al Tempo l'avvocato di Paolo Del Rosso, Romito Liborio - e comunque non è stato interessato dalla slavina".

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