Cronache

Insulti e spintoni ad un agente. La furia dei picchiatori di Willy

L’agente aveva solo chiesto all’uomo di indossare la mascherina. Nessuno è intervenuto

Insulti e spintoni ad un agente. La furia dei picchiatori di Willy

Tra i quattro arrestati per l’omicidio di Willy Monteiro c'è anche Mario Pincarelli, 22 anni. Tre sono al momento dietro le sbarre, per loro è stata confermata la custodia cautelare in carcere, mentre al terzo sono stati dati i domiciliari. Tutti si sono dichiarati innocenti. Diversa però l'opinione di molti testimoni, e anche di coloro che hanno conosciuto il gruppo di amici negli anni passati.

Agente picchiato da Pincarelli

Sandro Latini, 58enne agente della municipale di Artena, ha raccontato in una intervista al Corriere della Sera, di essere stato picchiato da Mario Pincarelli. Solo per aver chiesto al ragazzo di indossare la mascherina durante un controllo anti-coronavirus in piazza De Angelis. "Pincarelli mi ha prima spinto in terra e picchiato urlando sei una m.... perché gli avevo detto che era obbligatorio indossare il dispositivo di sicurezza" ha raccontato Latini. Nessuno però si è mosso, come sottolineato dall’agente, nessuno è intervenuto. Nonostante sia stata aperta una inchiesta dalla procura di Velletri. Forse per la stazza dell’uomo, o per altri timori inspiegabili. Il fatto ha lasciato stupito anche il primo cittadino di Colleferro, Felicetto Angelini. L’agente ha poi continuato:“Gente così si sente invincibile. Fortunatamente se l'è presa solo con me e non con la mia collega che era parcheggiata poco distante". Fatto sta che alla fine sono dovuti arrivare altri colleghi per identificare il 22enne.

Neanche la palestra li ha voluti

I fratelli Bianchi, Marco e Gabriele, di 24 e 26 anni, sono molto conosciuti alla palestra Volsca, dove si pratica la boxe. Angelo Feuda, istruttore di pugilato dal 1988, allenatore della palestra, ha raccontato a Il Messaggero: "I fratelli Bianchi? Sì li conosciamo. Ma qui, nella nostra palestra, ha messo piede solo il primo, Gabriele, e per un anno appena. Era il 2018 poi lo abbiamo gentilmente invitato a lasciarci; all'altro, a Marco, il più piccolo non lo abbiamo tesserato". Il motivo è presto spiegato: tutti, anche in paese, erano a conoscenza del loro fare violento, e del fatto che non rispettassero le regole del pugilato e delle arti marziali. Queste pratiche infatti prevedono lealtà e difesa e non attacchi. Gabriele era solito arrivare tardi agli allenamenti e faceva sempre di testa sua. Un atteggiamento impensabile. Marco Bianchi fece parlare di sé nel dicembre del 2019 durante uno dei match a cui partecipò come professionista a Roma. Mise ko lo sfidante, ma il suo modo di esultare fu eccessivo e decisamente fuori luogo.

“Sul ring salirono i suoi amici, la sua gang, a umiliare e a farsi selfie mentre l'altro atleta era a terra stordito”.

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