Cronache

"Colpire un aereo è facile". Il piano choc del pachistano che voleva attaccare l'Italia

La frase choc dell’estremista pachistano Aftab Farooq passando davanti all’aeroporto di Bergamo. Aveva giurato fedeltà allo Stato islamico e voleva compiere attentati. Espulso ieri dall'Italia

"Colpire un aereo è facile". Il piano choc del pachistano che voleva attaccare l'Italia

"Facciamo qualche danno perché ammazzano i musulmani. Vai a fare saltare uno o due aerei. Vedi è facile colpire un aereo. C’è solo il filo (spinato)". Le frasi shock le ha pronunciate l’estremista islamico Aftab Farooq passando in macchina davanti all’aeroporto Orio al Serio di Bergamo. Il pachistano di 26 anni residente a Vaprio d’Adda, in provincia di Milano, era sotto sorveglianza da un anno. I carabinieri lo hanno fermato domenica ed espulso ieri con un volo da Malpensa. In gennaio Farooq giura fedeltà al Califfo, Abu Bakr al Baghdadi, ma è dallo scorso settembre che minaccia attentati, si prepara a partire per la Siria ed insulta i fedeli cristiani che entrano in chiesa.

“Giuro di essere fedele al Califfo Al Baghdadi con obbedienza e devozione sono pronto a difenderlo e uccidere per lui davanti ad Allah seguendo il Corano” ripete Farooq, registrato dai carabinieri, mentre aderisce on line allo Stato islamico. L’espulsione per motivi di sicurezza nazionale è stata resa possibile dalle indagini del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma di Milano comandato dal tenente colonnello Paolo Storoni. I carabinieri hanno lavorato a stretto contatto con i pm Maurizio Romanelli e Piero Basilone della procura nel capoluogo lombardo.

"Per costruire bombe non servono cose speciali. Basta entrare in questo grande magazzino e comprare prodotti normali” sostiene il potenziale terrorista davanti ad un centro commerciale nei dintorni di Milano. La notte di Capodanno 2015, Farooq è convinto: “Dobbiamo fare attentati in Europa. Bisogna uccidere dei militari, due o quattro. Lo facciamo". E ancora in un’altra occasione: "Gli europei devono avere paura non possiamo lasciarli tranquilli".

Il giovane pachistano vuole colpire anche "la fabbrica di whisky", come chiama un’enoteca di Vaprio d’Adda dove vive con la moglie. "Mettiamo fuori una bomba o spariamo colpi di kalashnikov - sostiene - Non ammazziamo le persone, ma così avranno paura".

Farooq vuole coinvolgere la consorte, che picchia regolarmente costringendola ad indossare il burqa. Il marito le spiega: "Ti sto insegnando a guidare così vai ad aiutare o mujaheddin ad ammazzare gli sciiti in Iraq" facendosi saltare in aria. E aggiunge: "Se non riesci con gli sciiti ammazzerai i militari" sia iracheni che occidentali. Nel nord dell’Iraq è dispiegato un contingente italiano di addestratori, elicotteristi e altre unità in difesa della diga di Mosul.

Il venerdì di Pasqua, Farooq passa in auto davanti ad una parrocchia ed insulta i fedeli che stanno entrando: “Questi sono scemi vanno in chiesa”. Per lui i cristiani "sono miscredenti".

Il pachistano è in contatto con Bledar Ibrahimi, un albanese arrestato dall’antiterrorismo dei carabinieri a Pozzo d’Adda in provincia di Bergamo. Il salafita finito in manette conosceva bene Maria Giulia Sergio, la prima lady Jihad italiana a raggiungere la Siria nel 2014 assieme al marito albanese Aldo Kobuzi.

In maggio Farooq dichiara che “bisogna fare la Jihad. E’ più importante di tutto”. E si prepara a partire per il Medio Oriente o per un periodo di addestramento nei Balcani. Il magazziniere di un grande centro Declaton spiega alla moglie: “Ricordati che voglio partire e lo farò anche a costo di abbandonare la mia famiglia”. A dei ragazzini che vanno a trovarlo e gli chiedono cosa fa con delle carte geografiche in mano, l’aspirante mujahed risponde indicando sulla mappa: “Io devo andare qui, in Siria”.

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