Cronaca locale

E ora scatta la sfida a Salvini: "Pronti ad accamparci altrove"

Nell’accampamento di piazzale Maslax sono arrivate le ruspe del ministro dell’Interno Matteo Salvini

E ora scatta la sfida a Salvini: "Pronti ad accamparci altrove"

Nell’accampamento di piazzale Maslax sono arrivate le ruspe del ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Sono iniziate stamattina presto le operazioni di sgombero della maxi-tendopoli abusiva gestita dai volontari di Baobab Experience dove vivevano circa 200 persone. In 136 sono stati trasportati negli uffici della Questura di via Patini a bordo di quattro pullman per essere identificati. “Migranti in transito, persone fuoriuscite dal circuito dell’accoglienza e i cosiddetti dublinanti”, spiega Andrea Costa, presidente dell’associazione. Principalmente nigeriani, eritrei, tunisini, ivoriani e marocchini. Tra loro anche cinque italiani, che incontriamo carichi di buste e carrelli mentre varcano i cancelli dell’accampamento, imprecando contro il Viminale.

Nel frattempo un capannello di volontari sta cercando di salvare gli effetti personali dei migranti prima dell’arrivo dei mezzi Ama che bonificheranno l’area. Eppure gli attivisti, di fronte al ventiduesimo sgombero, non sembrano scoraggiarsi: “Siamo sempre rinati più forti di prima - commenta Costa - i migranti continueranno ad arrivare e noi continueremo ad accogliere”. E al ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che si è complimentato con le forze dell’ordine per il buon esito delle operazioni, risponde “ride bene chi ride ultimo”. “Chi festeggia per decine di persone buttate in mezzo alla strada è veramente una persona di poco valore - attacca - mi vergogno che sia il ministro dell’Interno di questo Paese”.

Salvini, qui, è considerato il “nemico numero uno”. L’effige del vicepremier è affissa anche sui sacchi neri che avvolgono i materassi pronti ad essere trasportati altrove. “Stasera dormiremo in mezzo alla strada”, ci dice Giorgio, un egiziano che si era rifugiato nella baraccopoli da oltre un anno. “Qui dentro nessuno lavora? Dove andremo?”, si domanda.

La tendopoli che sorge alle spalle della Stazione Tiburtina, nei mesi scorsi, è stata teatro di risse fra migranti di diverse etnie ed episodi di violenza. Ultimo in ordine di tempo è stato lo stupro denunciato da una donna slovacca di 38 anni per il quale è stato fermato un ventenne tunisino. “La sicurezza si assicura dando un’accoglienza degna di questo nome”, replica il presidente dell’associazione. “Questo è un campo aperto, qui viene chiunque e che ci siano momenti di tensione è assolutamente normale”, si difende.

Per completare le operazioni di sgombero e smaltire materassi e cumuli di lamiera serviranno circa due ore. Ora però si apre una nuova fase. La sfida per la Sala Operativa del Comune di Roma è quella di trovare una sistemazione per i 136 richiedenti asilo rimasti fuori dal circuito dell’accoglienza. Infatti, stando a quello che ci dicono i volontari, soltanto in 65 hanno accettato le soluzioni alloggiative offerte dal Campidoglio nei giorni scorsi. Per valutare il da farsi i volontari si daranno appuntamento nelle prossime ore, ma è quasi certo che all’ombra della Stazione Tiburtina a breve sorgerà una nuova tendopoli. “Questi ragazzi non sanno dove andare e quindi da stasera ruoteranno di nuovo attorno alla stazione, dove noi saremo di nuovo pronti ad accoglierli”, annuncia Costa.

A portare la solidarietà ai migranti sgomberati sono arrivati anche il deputato di LeU, Stefano Fassina e l’assessore barricadero del III Municipio, Christian Raimo. “Lo sgombero non risolve nessuno dei drammi che si sono accumulati in questo spazio”, commenta Fassina, secondo cui il Campidoglio non disporrebbe degli strumenti necessari ad accogliere tutti. “Il problema, quindi - prosegue il deputato - si aggrava sul piano sociale e della sicurezza”.

Esultano invece i residenti del quartiere.

“Confidiamo che questa sia la volta buona per fermare definitivamente questa associazione criminale che devasta con le proprie occupazioni interi quartieri”, ha scritto in una nota il Comitato Cittadini Stazione Tiburtina, secondo cui “la tendopoli abusiva era diventata meta e rifugio di criminali di ogni tipo in fuga da controlli”.

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