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L'intesa Olp-Hamas fa saltare i colloqui di pace

Israele blocca i negoziati, Netanyahu convoca il gabinetto di sicurezza

Le quinte del dramma Medio Orientale sono logore e rosse di sangue, ma non importa: siamo all'ennesima replica. Ieri Abu Mazen e Ismail Hanijeh, i leader di Fatah e di Hamas, hanno annunciato di essere pronti a unificare il popolo palestinese in un governo di riconciliazione. Da subito sarà «tecnico», e fra sei mesi elettivo, e cinque settimane dopo Hamas e la Jihad Islamica entreranno tutti a far parte dell'Olp. Questo significherà una radicalizzazione di tutti i palestinesi? La vittoria di Hamas su Abu Mazen, che molti prevedono? Una rinnovata presa del vecchio Abu Mazen che ormai da sei anni non ha più mandato legale per governare? Intanto, bisogna vedere se l'accordo regge. Vedere Azzam al Ahmad (di Fatah) insieme a Hanijeh ricorda Abu Mazen con Khaled Mashal che firmano la pace nel 2007, dopo l'orribile bagno di sangue in cui i palestinesi linciarono e gettarono dai tetti di Gaza altri palestinesi. Quel sangue era ancora fresco. E oggi, il contrasto è già nel modo in cui le due parti presentano l'accordo: Fatah parla di trattative con Israele. Hamas non ci sta. È un'organizzazione terrorista e antisemita che mira per statuto alla distruzione di Israele, esclude le trattative e pensa a «una nuova strategia» dice Hanijeh. Meglio di lui parlano i missili sulla popolazione civile del sud di Israele. Non stupisce dunque che all'annuncio Benjamin Netanyahu abbia detto che Abu Mazen deve decidere: preferisce fare la pace con Israele o con Hamas? Intanto Netanyahu ha convocato il consiglio di sicurezza e ha deciso di cancellare la riunione con i palestinesi prevista per ieri sera: gesti che potrebbero portare alla conclusione dell'attuale processo di pace.

Anche se Abu Mazen nega ci sia una contraddizione tra la sua scelta di unità e la prosecuzione delle trattative. Il 29 di questo mese si conclude l'attuale tranche dei colloqui e Abu Mazen ha messo sul tavolo condizioni che Israele non può accettare a scatola chiusa: i confini del '67, Gerusalemme est come capitale, il rilascio di altri 1200 detenuti, e lo stop completo a ogni costruzione nei territori. Sono misure che mettono Israele in pericolo di vita. Abu Mazen, inoltre, non ha accettato la richiesta fondamentale di Netanyahu, ovvero riconoscere l'esistenza di Israele come Stato del Popolo Ebraico. Abu Mazen, ha già siglato contro gli accordi la richiesta all'Onu contro gli accordi di far parte di dodici commissioni, fra cui quella per i diritti umani che potrebbe consegnare Israele al tribunale per i crimini contro l'umanità.

Adesso la mossa più audace: Abbas spera di poter controllare Hamas durante il prossimo match con Israele, perchè Israele resta un nemico; e per Hanijeh la speranza è che si apra l'orizzonte di un fronte palestinese estremista, tutto da gestire contro Israele.

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