Cronache

Truffa miliardaria a Fastweb. Ucciso il cassiere della banda

Eliminato da un commando Silvio Fanella: aveva  lavorato per l'imprenditore Mokbel, la mente del raggiro

Silvio Fanella con Luca Breccolotti
Silvio Fanella con Luca Breccolotti

Roma - Tre spari in un appartamento di una delle zone più esclusive della capitale, un cadavere e un giovane abbandonato da due uomini in fuga in una pozza di sangue nell'androne del palazzo. Ieri mattina si sono svegliati così, con una scena da Bronx, gli abitanti di via della Camilluccia, a Roma nord, quartiere residenziale e tranquillo.

Un agguato in piena regola con un obiettivo preciso: Silvio Fanella, 41 anni, legato al gruppo di Gennaro Mokbel, l'imprenditore condannato a 15 anni di carcere nel processo per la maxi-truffa da due miliardi di euro Fastweb-Telecom Italia Sparkle. È lui la vittima. Considerato dagli inquirenti una sorta di cassiere della banda e una delle menti del raggiro, Fanella avrebbe dovuto scontare nove anni di carcere per associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Quando i killer lo hanno raggiunto era in casa con la cugina e i due figli minorenni della donna ed era sottoposto ad obbligo di dimora. Dopo essere stato in carcere nel 2010 e poi ai domiciliari, era infatti tornato in libertà e proprio ieri sarebbe dovuto andare al funerale di uno dei suoi avvocati, morto suicida. Per i pm nessun collegamento con la vicenda: il penalista avrebbe deciso di farla finita per motivi personali. Ma c'è anche un'altra morte da segnalare nell'ambito di questa indagine, quella di Augusto Murri, anch'egli indagato nella truffa milionaria, che si è sparato nel maggio del 2012.

I malviventi sono saliti al quinto piano dell'appartamento di via Gandolfi 19, una traversa senza uscita di via della Camilluccia, e sono riusciti a farsi aprire spacciandosi per finanzieri. Appena intuite le loro intenzioni Fanella ha cercato di difendersi. È stato un vicino a dare l'allarme dopo aver sentito le urla di una donna e almeno due spari. La vittima è stata raggiunta da un colpo al petto, ma anche uno dei componenti del commando è stato colpito da un proiettile al gluteo, forse di rimbalzo, partito dall'arma di un complice. Oppure a sparare potrebbe essere stato lo stesso Fanella, dopo essere riuscito a togliere la pistola ad uno degli aggressori. Il ferito è Giovanni Battista Ceniti, 29 anni, di Genova, responsabile di CasaPound di Verbania fino a tre anni fa quando è stato cacciato dai vertici della formazione di estrema destra. Dopo l'agguato i complici lo hanno trascinato fino all'uscita del palazzo, poi lo hanno abbandonato davanti al portone e sono fuggiti con una macchina rubata ritrovata poco dopo. Ora Ceniti è ricoverato al Gemelli in prognosi riservata ed è in stato di fermo con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Appena sarà possibile il pm Paolo Ielo lo interrogherà. La cugina della vittima, testimone del delitto, è stata ascoltata dagli inquirenti ed è ancora sotto choc.

Ma chi e perché voleva morto Fanella, il «pupillo» di Mokbel, che per la Procura avrebbe organizzato il trasferimento all'estero delle somme sottratte illecitamente per poi reinvestirle in immobili, attività commerciali e gioielli? Dietro al delitto potrebbe esserci un investimento sbagliato o un'operazione non andata a buon fine, attività legate al suo passato o a nuove relazioni e interessi economici.

Ma forse i pm potrebbero trovare traccia del movente tra le carte di un'inchiesta della Procura di Potenza su un piano, mai messo in atto, per rapire Fanella: tre giovani lucani sarebbero stati reclutati dal componente di un clan della malavita locale, conosciuto in carcere, per sequestrarlo perché sospettato di aver fatto sparire dei soldi destinati all'organizzazione.

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