Cronaca locale

Il Pd teme la doppia "sberla". Il sindaco: no all'election day

Pressing della sinistra per separare Regionali e Politiche Lega e Fi: «Inutile spreco di soldi per paura di perdere»

Il Pd teme la doppia "sberla". Il sindaco: no all'election day

Regionali più Politiche uguale doppia sconfitta? É l'incubo che tormenta il centrosinistra e in Consiglio comunale si è tradotto in una mozione firmata da tutta la maggioranza (Pd, lista Sala, Insieme x Milano e ha aderito Basilio Rizzo di Milano in Comune) per chiedere al sindaco di farsi portavoce a Roma del no all'election day. E non sarebbe una forzatura, Beppe Sala condivide in pieno la linea. «É un richiamo corretto - ha ammesso ieri -, io sposo questa via, credo che sia bene non associare le due tornate elettorali perchè affrontano problemi diversi. Poi ovviamente mi rimetterò a quello che decide il governo. Se sarà election day bisogna essere rapidi nello spiegare le ragioni della sinistra nelle due elezioni». E il candidato governatore del Pd Giorgio Gori, ça va sans dire, premettendo che «quello che sarà andrà bene» spera nella doppia tornata elettorale: «Immagino che sia più interessante avere una data diversa rispetto alle Politiche, per mettere più in risalto i temi regionali che rischiano di essere schiacciati da quelli di carattere nazionale».

Il vento soffia a favore del centrodestra e semmai Gori riuscisse a strappare un accordo almeno in Lombardia con Liberi e Uguali («chiamerò il leader Pietro Grasso, credo che qui ci siano tutte le ragioni per un'alleanza» ha annunciato ieri) la campagna elettorale del Pd potrebbe offrire siparietti, con leader nazionali costretti a girare dalla bergamasca al varesotto attaccando il partito di Grasso, «ma anche no». Il presidente uscente della Lega Roberto Maroni che chiede da mesi election day in primavera ha già ironizzato giorni fa sulla mozione del Pd in Comune: «Spera che separare le politiche dalle regionali porti vantaggi elettorali ai loro candidati. É un'idea strampalata, per almeno tre buone ragioni: l'election day c'è già stato in Lombardia nel 2013, con grande soddisfazione degli elettori, non farlo costerebbe alla Regione oltre 30 milioni in più e pensare di far votare i lombardi tre volte in tre mesi (Politiche, Regionali e amministrative) è pura follia. Nel centrosinistra lombardo (e non solo) regna sovrana la paura di perdere le elezioni, lo capisco, ma piegare le istituzioni ai bassi interessi di partito non è mai un buon esercizio di democrazia». Il segretario della Lega Lombarda Paolo Grimoldi ieri ha rincarato: «É incredibile e assurdo che il Pd si ostini a non volere l'election day e la richiesta ora arrivi pure da Gori e Sala. Con un semplice decreto del governo si potrebbero accorpare anche le comunali che in Lombardia riguarderanno centri importanti come Brescia o Sondrio e si eviterebbe a milioni di cittadini di andare a votare addirittura tre volte. Vogliono rimarcare l'importanza del voto lombardo? É una balla, sono destinati a doppia sconfitta e sperano in una scarsa affluenza». Anche la coordinatrice regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini non capisce «perché si debbano sprecare risorse e chiedere, in un momento in cui c'è un astensionismo alto, di andare a votare due volte a pochissima distanza.

Il buonsenso e la tasca vanno nella direzione dell'election day, se poi uno teme chela gente partecipi di più credo sia in torto».

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