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Caso Asia Bibi, ora l'avvocato rischia la vita in Pakistan

Saif al-Malook, l'avvocato di Asia Bibi, è fuggito dal Pakistan per avere salva la vita. Oggi è arrivato in Italia e ha detto: "Devo restare vivo per continuare la sua battaglia"

Caso Asia Bibi, ora l'avvocato rischia la vita in Pakistan

Saif ul-Malook, nella vita, fa l'avvocato. Ed è musulmano. Ha 63 anni e il suo nome, in queste ore, sta circolando perché, a difendere Asia Bibi, la pakistana cristiana accusata di blasfemia contro l'Islam, è stato lui. Il legale a capo del collegio difensivo della donna, la cui sorte resta ancora incerta, ha lasciato il Pakistan dopo i disordini che hanno seguito la sentenza che scagionava l'accusata.

Secondo quanto riportato dal giornale The Express Tribune, Malook avrebbe scelto di andarsene proprio perché molto preoccupato per la sua incolumità. E, al quotidiano asiatico, avrebbe detto di essere pronto a fare rientro nel Paese, per continuare la battaglia giudiziaria di Asia Bibi, a patto che l'esercito gli garantisca sicurezza. Per lui e per la famiglia, rimasta invece nel Paese. Il legale, infatti, scappando si sarebbe messo in salvo dalle minacce dei fondamentalisti.

Il passaggio in Italia

Questo pomeriggio, come riporta il Corriere della Sera, l'avvocato è atterrato nell'aeroporto di Fiumicino. Con sé aveva soltanto una bottiglietta d'acqua e un sacchetto di plastica con all'interno alcuni indumenti per la notte. "Dopo la scarcerazione", ha riferito, "sono fuggito senza passare da casa, senza vestiti, a parte quelli che indossavo, senza soldi, senza niente". L'uomo, in Italia di passaggio, è diretto ad Amsterdam, dove l'8 novembre terrà una conferenza proprio sul caso della donna cristiana. È previsto che vada a Parigi da alcuni amici e poi a Londra, dove probabilmente si fermerà.

La "condanna a morte" dell'avvocato

"Con l'assoluzione di Asia Bibi, in Pakistan, ho firmato la mia condanna a morte", ha raccontato il legale. Che ha anche aggiunto di sapere di essere diventato un "bersaglio facile": "Sono stato costretto a partire, ma non ho nessun rimpianto per quel che ho fatto. Non è facile lasciare moglie e figli per aver salva la vita". Negli ultimi anni, infatti, Malook avrebbe vissuto in clandestinità, evitando le apparizioni pubbliche. Ha quasi sempre scelto i casi che gli altri colleghi rifiutavano per timore degli estremisti.

"Da musulmano mi batto per una cristiana"

A Fiumicino, ad attenderlo, non c'era nessuno. Nello scalo romano è stato trattenuto per i controlli negli uffici della polizia di frontiera. "In 63 anni non ho mai avuto un trattamento così: se avessi voluto andare a trovare il Papa non avrei potuto. Mi hanno scortato ovunque, mi sono sentito umiliato", ha spiegato l'uomo. Che ha aggiunto: "Io, musulmano, mi sono speso per quattro anni per la vita di una donna cristiana e non mi aspettavo un trattamento simile. Sono molto rattristato per questo". Malook ha promesso che, però, da lontano continuerà a difendere la donna. E, anzi, sostiene di poterlo fare anche meglio: "Devo restare vivo perché devo continuare la battaglia legale per Asia Bibi".

Nel paese, all'avvocato, non è mai stata concessa alcuna protezione dopo il verdetto che ha infiammato di proteste il Pakistan.

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