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I bimbi dell'orfanotrofio di Mosul in mano ai tagliagole del Califfato

Si allarga il clima di terrore. Le mire dello Stato islamico sull'Egitto: i miliziani sarebbero presenti anche nel Sinai. SOSTIENI IL REPORTAGE

I bimbi dell'orfanotrofio di Mosul in mano ai tagliagole del Califfato

Sale la tensione all'orfanotrofio di Mosul. Un centinaio di bambini sono tenuti in ostaggio dai miliziani dello Stato islamico. A dare l'allarme sono fonti interne alla città irachena che hanno contattato il sito di informazione curdo Rudaw.

Paura all'orfanotrofio di Mosul

All'interno dell’istituto di Dar al-Baraim, che si trova nel quartiere di Zuhir, 45 bambini della minoranza degli yazidi e una cinquantina di sciiti sarebbero nelle mani dei miliziani dello Stato islamico. Gli estremisti dello Stato islamico avrebbero portato i bambini all'interno dell’orfanotrofio dopo aver preso il controllo della città di Talafar a giugno e di quella di Shingal ad agosto. "Il luogo - ha rivelato la fonte - viene sorvegliato attentamente da sei miliziani dell’Is". Prima dell’arrivo dello Stato islamico, che ha conquistato Mosul a giugno, l’orfanotrofio era guidato da cinque donne.

Le mani dello Stato islamico sull'Egitto

Secondo quanto sostengono fonti militari egiziane, alcuni miliziani del cosiddetto Stato islamico (Isis) sarebbero attivi nel Sinai, dove le autorità già lottano da tempo contro i gruppi estremisti. Le fonti, citate dall'Ansa, sono convinte che nell'area ci sia "una presenza limitata" di uomini dell'Isis, cellule operative che affiancano gli uomini di Ansar Beit al-Maqdis, al momento il gruppo estremista che rappresenta la minaccia più grossa per l'Egitto. Molto attivo nel Sinai, ma con un passato di attacchi che hanno raggiunto anche il Cairo, Ansar Beit al-Maqdis si è resa responsabile negli ultimi giorni di una serie di decapitazioni e di un attacco contro le forze di sicurezza sulla strada che conduce al valico di Rafah, al confine con la Striscia di Gaza. Se le fonti militari sostengono che gli uomini dell'Isis siano già presenti nel Sinai, ieri un articolo pubblicato della Reuters parlava invece di una "guida dalla distanza". Un comandante di Ansar Beit al-Maqdis, citato dall'agenzia stampa, spiegava che i due gruppi si tengono in contatto su internet. "Non ci danno armi, né combattenti. Ma ci insegnano come creare cellule segrete, ognuna da cinque uomini. Una sola persona tiene i contatti con le altre cellule". Un ex vicedirettore dell'intelligence egiziana, il generale Mohamed Rashad, sostiene sul quotidiano filo-governativo Al Ahram che uno dei più importanti cambiamenti osservati di recente sul terreno è il ritorno a casa di egiziani che si sono uniti a quanti combattono in Siria. Lo stesso quotidiano dice che sarebbe in corso un'operazione

538em;">per sconfiggere cellule legate all'Isis nell'area di Jebel al-Hilal, nel Sinai settentrionale.

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