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Maduro lancia una criptovaluta per provare a uscire dalla crisi

Nicolas Maduro ha annunciato che il Venezuela si è dotato di una una moneta virtuale per aggirare le sanzioni imposte dalla comunità internazionale e cercare una via per superare la crisi economica

Maduro lancia una criptovaluta per provare a uscire dalla crisi

Il suo paese versa in gravi condizioni economiche. Per il presidente Nicolas Maduro ovviamente è tutta colpa delle sanzioni imposte dalla comunità internazionale. Ora per superare la crisi lancia una "moneta virtuale". La criptovaluta si chiamerà "Petro" e avrà lo scopo di "ridare al Paese una piena sovranità monetaria e di aggirare le restrizioni dovute alle sazioni economiche". Nelle intenzioni di Maduro la moneta sarà "supportata" dalle risorse naturali del Paese, petrolio, gas, oro e diamanti: "Il ventunesimo secolo è arrivato!" ha esultato Maduro in un'interminabile diretta tv. Ed ha attaccato gli Stati Uniti, colpevoli del blocco commerciale che avrebbe causato la perdita di potere della moneta nazionale, il Bolivar. Durante le 5 ore di programma non ha però forniti dettagli su come funzionerà la valuta, né su quando verrà lanciata.

Cosa ha in mente Maduro con questa nuova moneta digitale? Vendere le risorse naturali venezuelane direttamente in circuiti internazionali, aggirando così gli istituti centrali e il controllo dei governi. E quindi soprattutto le sanzioni Usa. Il Venezuela deve circa 140 miliardi di dollari ai creditori stranieri dopo la gravissima crisi economica che ha colpito il Paese. A onor del vero non è la prima volta che il Venezuela prova a usare le criptovalute per uscire dalla crisi. Già a novembre 2016 Maduro aveva detto di voler fare di Caracas il più grande hub mondiale per i miners di bitcoin, i cercatori d’oro digitale e controllori della stabilità e dell’affidabilità della blockchain. Il motivo era soprattutto l’abbondanza di energia a buon prezzo che il Paese può offrire, energia di cui l’attività di mining e controllo delle transazioni ha un gran bisogno. Al momento però non si sono avuti gli effetti sperati sull’economia.

"Creeremo una criptovaluta, il Petro, per tornare ad ottenere la piena sovranità monetaria, e tornare a poter fare operazioni finanziarie" ha detto Maduro. La nuova moneta virtuale sarà basata su petrolio, gas, oro e diamanti e "ci consentirà - ha aggiunto Maduro - di passare a nuove forme di finanziamento internazionale per lo sviluppo economico e sociale del paese". Il piano di Maduro cerca di sfruttare le tecnologie legate a Bitcoin e Blockchain, ma sotto il controllo diretto dello Stato.

Di sicuro le sanzioni americane hanno messo in ginocchio la già fragile economia. Al Venezuela oggi non è consentito muovere denaro attraverso i circuiti bancari internazionali, così come è limitata la vendita di petrolio. Lo scorso anno il bolivar venezuelano ha perso il 95,5% sul dollaro. Oggi uno stipendio medio a Caracas è di 3,40 dollari. L’ultimo anno è stato quello del boom delle criptovalute in Venezuela. Ma gli effetti positivi sono tutti da dimostrare. Nel 2016 Maduro aveva annunciato di voler fare di Caracas un centro mondiale della creazione di Bitcoin sfruttando l’energia elettrica a buon mercato che il Paese può permettersi. Ma il tentativo non sembra essere andato a buon fine, anzi il mining oggi è vietato dalla legge.

Eppure Maduro ha avuto il merito di pubblicizzare la criptovaluta, che è stata acquistata molto dai venezuelani nel tentativo di proteggersi dall’inflazione, proiettata a più del 2300% nel 2018, ma soprattutto dalla politica monetaria di Maduro, che finora ha ottenuto ben pochi risultati concreti.

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