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Charlie Hebdo, caccia infinita ai terroristi: Francia incapace di reagire

Le indagini brancolano nel buio. Oltre 88mila agenti non riescono a scovare i terroristi della strage al Charlie Hebdo. Fallimento degli 007 francesi

Charlie Hebdo, caccia infinita ai terroristi: Francia incapace di reagire

A trentasei ore dal massacro la Francia si scopre sempre più vulnerabibile, sbeffeggiata di terroristi islamici che ieri mattina hanno fatto scorrere il sangue nella redazione di Charlie Hebdo. Mentre un improbabile Hamyd Mourad si è presentato alle forze dell'ordine dopo aver sentito il proprio nome nei notiziari, prosegue tra salti in avanti e smentite imbarazzanti l'impossibile caccia ai fratelli franco-algerini Said e Cherif Kouachi. In un Paese che è letteralmente nel terrore le autorità si sono viste costrette a sguinzagliare 88mila uomini in quella che è la più grande caccia all'uomo di tutti i tempi.

Parigi ha alzato al massimo il livello di allerta terrorismo. I due jihadisti, probabilmente ancora a zonzo per la Francia e con pericolosi contatti con al Qaeda, sono armati fino ai denti. "I servizi li conoscevano e per questo li controllavano - ha dichiarato il premier Manuel Valls - affrontiamo una minaccia terroristica senza precedenti". I due sono stati avvistati in mattinata a una ottantina di chilometri a nord di Parigi, in Piccardia. Erano a bordo di una Clio grigia, incappucciati: sarebbero stati formalmente riconosciuti dal gestore di una pompa di benzina Avia, a Villers-Cotteret. A bordo l’uomo ha visto dei kalashnikov e quello che sembra essere un lanciarazzi. Nel pomeriggio è trapelata la notizia che i due si fossero barricati in una abitazione a Crepy-en-Valoise. La zona è stata circondata dalle forze speciali, le pattuglie della polizie hanno chiuso ogni accesso alla località e gli elicotteri hanno sorvolato i cieli per ore finché il sindaco non ha smentito tutto. Quindi, è stata perquisita una fattoria nella stessa zona, che sarebbe stata utilizzata come base dai fuggitivi prima di fuggire a piedi. Ma ancora niente da fare: è il fallimento delle misure di sicurezza (non) volute da Hollande, delle operazioni di intelligence degli 007 francesi e, soprattutto, dell'avveniristica tecnologia investigativa a loro disposizione.

Isolato l’Eliseo, le entrate di ingresso a nord di Parigi sono blindate con migliaia di poliziotti armati nella speranza di intercettare i fratelli Kouachi. Ma la verità è che le indagini brancolano nel buio. Anche sull'arresto di Mourad non mancano i dubbi. Il 18enne si è costituito alla polizia di Charleville-Mezières, a un passo dal confine col Belgio, dove era in corso un'operazione che ha portato all'arresto anche di un familiare dei sospettati. Sebbene il giovane resti ancora in stato di fermo, il coinvolgimento nell'attentato sarebbe messo in dubbio da un alibi di ferro: al momento dell'attentato, intorno alle 11.30, il giovane si trovava a scuola. Eppure il reparto antiterrorismo della Direction centrale du renseignement intérieur lo aveva descritto come "soggetto pericoloso" e "autista del commando" che ha assaltato la sede del Charlie Hebdo. Insomma, un altro buco nell'acqua

Mentre l'Eliseo fa i conti con un'innumerevole catena di errori che rendono la Francia sempre più vulnerabile, il Paese si è fermato a mezzogiorno per piangere i dodici morti. Un minuto di silenzio, rotto solo dal rintocco funebre nelle chiese. La redazione del Charlie Hebdo, intanto, ha annunciato che la settimana prossima sarà nuovamente in edicola.

Perché la libertà di espressione non muore, nemmeno se la politica è incapace di difenderla.

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