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Migranti, il summit Ue lancia l'allarme Italia. Ma Renzi non è stato invitato

Accordo in salita al vertice Ue sulla "rotta balcanica". Il premier ceco lancia l'allarme: "Usano i bimbi come scudo". E spunta il rischio di una nuova rotta Italia-Albania. Ma Renzi e Alfano non sono stati invitati per parlarne

Migranti, il summit Ue lancia l'allarme Italia. Ma Renzi non è stato invitato

Adesso a Bruxelles monta la preoccupazione. Temono che, se le altre frontiere balcaniche saranno sigillate con maggiori controlli. gli scafisti possano aprire questo inverno una nuova rotta tra Albania e Italia. L'allarme viene lanciato dal mini-vertice sull’emergenza immigrazione. Proprio questo allarme ha spinto i leader presenti al summit a decidere di rafforzare i controlli sui collegamenti terrestri tra Grecia e Albania. Una ripresa dei flussi di clandestini dall’Albania all’Italia sarebbe un ritorno al passato, un ventennio dopo i gommoni zeppi di albanesi che attraversavano le 50 miglia di Mar Adriatico in fuga dal caos in cui era sprofondato il Paese dopo la caduta del regime comunista. Ma a valutare questa emergenza non c'era Matteo Renzi né, tantomeno, il ministro dell'Interno Angelino Alfano. Perché al vertice di oggi l'Italia non era stata invitata.

È tutta in salita la "rotta dei Balcani" per arrivare a una soluzione europea per i rifugiati che la seguono. Al punto che resta in dubbio se il piano d’azione in 16 punti proposto dalla Commissione Ue riuscirà a passare. La Bulgaria lo ha già dato per spacciato. E, in un’atmosfera tesa già prima dell’inizio del minivertice a Bruxelles, la Slovenia avverte che "senza un'intesa sarà l’inizio della fine dell’Unione europea". I Paesi si sono accusati l'un con l'altro: prima lo showdown del premier ungherese Viktor Orban, che ha chiesto di "seguire il buon esempio" di Budapest e "chiudere i confini", poi lo scambio di accuse tra Croazia e Slovenia, in una guerra di cifre record di arrivi. E mentre tutti hanno puntato il dito sulla Grecia, Atene ha a sua volta scaricato il barile sulla Turchia e sulla Commissione Ue. Quest’ultima colpevole di non avere invitato Ankara alla riunione. Per la prima, però, i Paesi della "rotta balcanica" si sono seduti insieme attorno a un tavolo. E questo è già un passo importante.

Il testo del Piano d’azione di Bruxelles, che peraltro non è legalmente vincolante in quanto si tratta di un formato di riunione anomalo non essendo un vertice a 28 (l’Italia non c’è), è ancora in fase di discussione. Gli sherpa lo hanno riempito di annotazioni e modifiche. E i leader di Albania, Austria, Germania, Bulgaria, Romania, Croazia, Slovenia, Macedonia, Grecia, Serbia e Ungheria hanno utilizzato la prima parte della riunione per presentare richieste e cahiers de dolèances. A bloccare non sono solo alcuni punti. "Viene tutto messo in discussione - fanno sapere fonti diplomatiche - dal numero di guardie Frontex alle risorse finanziarie, finanche alle modalità di coordinamento per spostare i migranti da una frontiera all’altra e alla loro registrazione". In mare intanto si continua a morire. Una donna e due bambini di 2 e 7 anni sono annegati nelle acque davanti all’isola di Lesbo dopo il naufragio del barcone che li trasportava.

Ma il presidente ceco Milos Zeman mette in guardia gli altri leader europei: "La maggior parte dei profughi non meritano accoglienza perchè sono ragazzi giovani, sani, che usano i bambini solo come scudo umano per suscitare pietà".

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