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Berlusconi non si fida: prima di dire sì al Jobs Act aspetta il testo definitivo

La battuta: non ho colpe se Renzi si è berlusconizzato. Toti perplesso: riforma vaga. Telefonata d'auguri di Putin

Berlusconi non si fida: prima di dire sì al Jobs Act aspetta il testo definitivo

Avrà pure ragione Giovanni Toti quando dice che Forza Italia «è all'opposizione», il problema - questo è il senso di quel che va dicendo in privato Silvio Berlusconi - è che è Matteo Renzi ad essersi ormai «berlusconizzato». La partita in corso nel Pd sulla riforma del lavoro ne è l'esempio lampante. Non solo perché al leader di Forza Italia non è dispiaciuto l'intervento del premier davanti alla direzione del Pd (anche se non lo ha visto e si è limitato a leggerne i resoconti di agenzia). Ma pure perché lo strappo di Renzi sta sostanzialmente riposizionando il Pd, depurandolo di fatto - questo il ragionamento di Berlusconi - dalle scorie di quella storia che ancora viene dal Pci. E se davvero ci riuscirà - magari non oggi ma fra qualche anno - allora secondo il leader azzurro si potrebbero anche aprire scenari inediti nei quali la collaborazione potrebbe andare oltre il Patto del Nazaremo e le riforme.

Di qui l'attenzione con cui Berlusconi sta guardano ai movimenti di Renzi, consapevole che in un braccio di ferro politico e generazionale come quello che si sta consumando dentro il Pd c'è anche il rischio che gli smottamenti possano portare conseguenze inattese e non volute, come magari le elezioni anticipate. Detto questo, è il ragionamento dell'ex premier, «come faccio a dire no ad una riforma del lavoro che va nella direzione che vogliamo noi?». E ancora: «Come può Forza Italia votare contro una riforma che, almeno a sentire le dichiarazioni di Renzi, sembra scritta da noi?». Un concetto su cui non a caso ieri mattina batteva anche Il Mattinale . Sul lavoro - si legge nella nota redatta dallo staff del gruppo di Forza Italia alla Camera - Renzi ha quasi letto nel nostro pensiero e, magari un po' da neofita, ha mostrato i nostri stessi giudizi. Non solo sull'articolo 18, ma sul modo di affrontare la questione del lavoro nella sua interezza».

Questa, dunque, è la direzione su cui si sta muovendo Forza Italia. Anche se bisognerà andare poi a vedere come il dibattito in corso nel Pd si concretizzerà nel testo del provvedimento. «Solo questo - ha ripetuto più volte Berlusconi ai suoi - deve fare un'opposizione seria». Prima di allora, insomma, l' input arrivato ad Arcore è quello di non alzare polveroni dentro Forza Italia. Non è un caso che Toti mandi il seguente messaggio ai suoi colleghi: «Meno polemiche e impegniamoci insieme». Anche se il consigliere politico di Berlusconi è molto cauto. «Ricetta Renzi: propositi vaghi, retorica quanto basta, tfr in busta paga. Nulla di nuovo e - scrive su Twitter - qualche guaio in più per le imprese. Speriamo bene». Chi è piuttosto scettico è Raffaele Fitto. Che proprio ieri ci ha tenuto a precisare che «gli annunci» del premier «non bastano» perché «servono i fatti e gli atti normativi» e «devono essere privi di equivoci e zone grigie».

Di tutto questo si discuterà a partire da oggi, anche perché ieri Berlusconi si è concesso un po' di svago per festeggiare i suoi 78 anni durante un pranzo con tutta la famiglia. Anche se il primo brindisi è arrivato dopo la mezzanotte di domenica, con tanto di spettacolo pirotecnico concluso da un fuoco d'artificio a forma di cuore organizzato dalla sua compagna Francesca Pascale. Molte le telefonate di auguri, dall'Italia e dall'estero. Tra cui quella di Vladimir Putin. I due si sono soffermati a lungo sulla crisi tra la Russia e l'Ucraina.

Con il leader di Forza Italia che ha ribadito la sua contrarietà alle sanzioni nei confronti di Mosca.

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