Politica

Berlusconi ricuce l'alleanza "Intesa per il bene del Paese"

Il Cavaliere assicura: «Ma questo non prefigura una collaborazione per l'esecutivo. Salvini? Mi fido di lui»

Berlusconi ricuce l'alleanza "Intesa per il bene del Paese"

«Sono molto felice di questo accordo per il bene del Paese. Noi guardiamo agli interessi degli italiani con responsabilità». Il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha commentato positivamente l'esito delle votazioni per le presidenze di Senato e Camera che hanno vista l'azzurra Elisabetta Alberti Casellati issarsi sullo scranno più alto di palazzo Madama. «Abbiamo trovato una soluzione molto positiva per il mantenimento dell'alleanza, c'è anche un ottimo rapporto personale fra noi quindi credo di poter guardare avanti con serenità e fiducia», ha aggiunto il Cavaliere stemperando lievemente le polemiche del giorno prima quando l'intemerata salviniana su Anna Maria Bernini ha fatto vacillare la tenuta dell'intera coalizione.

Come ha specificato il comunicato diramato dopo il vertice mattutino, «le intese intercorse in questa fase non sono prodromiche alla formazione di un governo e che non avranno nessuna influenza sul percorso istituzionale successivo per il quale l'indicazione spetterà al presidente della Repubblica». Tuttavia, ciò che è accaduto venerdì pomeriggio con la spaccatura leghista che ha archiviato d'imperio il nome di Paolo Romani, indicato da Berlusconi per la presidenza del Senato, non potrà non produrre conseguenze.

Nell'immediato, però, il Cavaliere ha scelto la linea della responsabilità, parzialmente rassicurato dal colloquio con Matteo Salvini di ieri attraverso il quale è stata trovata una «soluzione positiva». Il numero uno del Carroccio ha ribadito al presidente di Forza Italia che la sortita su Bernini non intendeva rappresentare uno sgarbo, ma solo un modo per accelerare la procedura di designazione dei due presidenti. In fondo, anche Forza Italia può dirsi soddisfatta avendo bocciato il grillino Fraccaro a Montecitorio con la designazione di Roberto Fico.

Se si descrivesse il risultato di questa partita con il termine «pareggio», probabilmente non si andrebbe troppo lontani dalla verità. Nondimeno è necessario elencare tutte le variabili che hanno inciso sulla decisione del Cavaliere. In primo luogo, come desumibile dalle dichiarazioni testuali, la scelta «responsabile» di non bloccare l'avvio della legislatura con un'impuntatura che comunque avrebbe visto prevalere l'asse M5s-Lega. In seconda istanza, Berlusconi ha assicurato a Forza Italia la seconda carica dello Stato, come da accordi. In ultima analisi, la capacità del leader azzurro di farsi concavo o convesso, a seconda delle esigenze, ha ricompattato un partito nel quale le pulsioni centrifughe nei confronti del Carroccio (incarnate non senza intempestività dal governatore ligure Giovanni Toti) avrebbero potuto determinare una situazione non facilmente gestibile.

La «fiducia» in Salvini ribadita ieri da Berlusconi costituisce una sorta di via d'uscita temporanea: da una parte si ricompatta il partito dinanzi al chiaro tentativo di Opa lanciato dalla Lega. In caso di durata «a tempo» della legislatura pochi forzisti sarebbero certi di una ricandidatura, ma rinsaldare il partito in questo momento è fondamentale. D'altro canto, proprio quell'accenno al fatto che l'intesa sulle presidenze non sia «prodromica» alla formazione di un nuovo governo fa risaltare il ruolo decisivo di Forza Italia nel tenere compatta una coalizione che aveva mostrato già le prime crepe. Anche se Salvini ha più volte ripetuto che il suo intento non era certo irriguardoso nei confronti di Berlusconi, ciò non significa che l'aver di fatto costruito un'asse con i grillini non abbia spostato gli equilibri. «Al Paese serve stabilità e noi non possiamo rimanere fuori», ha spiegato Berlusconi ai suoi interlocutori dopo i vertici notturni. O come ha sintetizzato il leghista «moderato» Giancarlo Giorgetti, «facciamo una cosa alla volta, ora abbiamo fatto questo primo step».

In fondo, in questa Terza Repubblica che assomiglia molto alla Prima, l'esercizio della prudenza costituisce un vantaggio competitivo.

Commenti