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Crimi mette sull'attenti la Trenta Così ha bloccato lo spot con le armi

Le immagini "combat" stonavano con la narrazione grillina

Crimi mette sull'attenti la Trenta  Così ha bloccato lo spot con le armi

Roma - Sottosegretario per l'Editoria Vito Crimi versus ministro della Difesa Elisabetta Trenta. L'anima pacifista del M5s si fa sentire e boccia lo spot troppo «guerriero» sulle Forze Armate. Doveva essere diffuso per le celebrazioni del 4 novembre, in occasione del centenario della Grande Guerra, ed era fortemente voluto dalla titolare del dicastero interessato. Ma, a quanto pare, c'è stato un «commissariamento» bello e buono, perché le immagini sarebbero troppo «combat», poco in sintonia con la narrazione sulle «missioni di pace», insomma.

Nei giorni scorsi l'azzurro Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione al ministro della Difesa, peraltro scelta dai 5 Stelle, per sapere se davvero c'era stata una censura sul video. E lei ha risposto di essere «rammaricata» per non essere riuscita a difendere lo spot, ritenuto «troppo violento» dal Dipartimento per l'informazione e l'editoria di Palazzo Chigi. Proprio non ce l'ha fatta, dunque. Il video, per Crimi&co, non usa i toni istituzionali giusti, quelli «propri delle campagne di comunicazione delle amministrazioni dello Stato» e il Dipartimento che valuta i messaggi di utilità sociale da trasmettere gratuitamente sul servizio pubblico, l'ha bloccato. Poco o nulla conta che lo spot sia piaciuto ai militari o almeno al campione che ha potuto vederlo in anteprima.

«Il Dipartimento ha compiuto una evidente prepotenza - commenta Gasparri - nei confronti del ministro della Difesa, che non avrebbe dovuto subire silente. Avevamo quindi ragione nella nostra interrogazione e questa assurda e ingiustificabile decisione non fa altro che confermare quello che ormai ripetiamo da tempo e cioè che una parte di questo governo è apertamente antimilitarista». Per il parlamentare di Forza Italia questo episodio «sconcertante» si somma ai tagli previsti per lo stesso ministero della Difesa, alla mancanza di stanziamenti per donne e uomini in divisa, oltre «alla minaccia continua alle aziende che si occupano di armamenti militari e ai loro dipendenti e molto altro». Francesco Storace rincara la dose: «Un ministro della Difesa che viene presa a schiaffi da un sottosegretario sbrigativo e buonista sulla festa delle forze armate. La Trenta umilia i nostri soldati».

Lei, ufficiale della riserva selezionata dell'Esercito, non alimenta polemiche e preferisce dedicarsi alla guerra ai rifiuti nella terra dei fuochi, al fianco di Di Maio. Mette a disposizione 200 militari, droni e satelliti. Poi ci sono gli uomini impiegati per l'operazione «Strade Sicure» a Napoli da ringraziare, gli stabilimenti militari di Spoleto e Terni da visitare, le nuove leve della scuola della Nunziatella di Napoli o del centro di reclutamento di Foligno da benedire.

Basta non parlare di guerra, di armi, di sudore, fango e sangue.

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