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E ora Conte si ribella a Salvini: è scontro sulle guardie armate Ue

Conte e Salvini divisi sul rafforzamento di Frontex. L'Ue vorrebbe assumere 10mila guardie armate. Il ministro è d'accordo. Il premier no

E ora Conte si ribella a Salvini: è scontro sulle guardie armate Ue

Mr. Conte, abbiamo un problema. O forse più di uno visto che il cdm previsto per oggi in cui Salvini avrebbe dovuto presentare i decreti Sicurezza e Immigrazione è slittato a lunedì. Ufficialmente a cusa dell'assenza di Conte e Di Maio (“mica posso votarmelo da solo", ha detto Salvini). Ma dietro si nascondono diversi malumori.

Una buona fetta di grillini infatti non vede di buon occhio le misure contenute nei dl su cui il ministero dell’Interno sta ormai lavorando da mesi. I Cinque Stelle chiedono un ripensamento, ma la bozza dei dl circola da qualche ora e Salvini non ha alcuna intenzione di fare passi indietro.

Che la linea del governo sull’immigrazione sia stata in alcuni casi altalenante non è poi una novità. Salvini, Conte e Di Maio dicono di appoggiare le scelte gli uni degli altri. Ma il vicepremier grillino fatica a tenere a bada i suoi parlamentari e molti si sono già schierati al fianco di Roberto Fico. Per non parlare del ritorno di fiamma per il battagliero Alessandro Di Battista. Non è tutto rose e fiori.

L’ultimo motivo di scontro nell’esecutivo gialloverde è emerso oggi durante la conferenza stampa alla conclusione del vertice tra capi di Stato e di governo dell’Ue. Nei giorni scorsi il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, aveva presentato il piano principe che la Commissione ha in mente. Si tratta di investire risorse per assumere 10mila guardie armate da dislocare lungo i confini del Vecchio Continente. Si tratterebbe di ampliare la missione (e i poteri) di Frontex, sia in mare che in terra. Una sorta di "militarizzazione” dell’Europa.

Il progetto era piaciuto a Matteo Salvini, che in conferenza stampa a Vienna lo scorso 14 settembre non aveva avuto timore a dire che "qualsiasi forma di sostegno alla protezione delle frontiere è benvenuta”. E lo stesso ha ribadito ieri dal Viminale, spiegando ai cronisti che "noi ci aspettiamo una polizia di frontiera esterna che presidi i confini di quello che è un Continente che non può essere lasciato alla gestione dei singoli".

Non la pensa così Giuseppe Conte. E oggi lo ha detto pubblicamente. Secondo il premier ci sono "problemi circa l’utilità di tale investimento". "Nel momento in cui schiero davanti alle coste libiche 50 navi di Frontex - ha osservato - se c'è un barchino con gli immigrati (...) dobbiamo soccorrerli" lo stesso. Quindi "interroghiamoci se l'investimento ha una funzione". E pensare che la Commissione ha già messo in conto di mobilitare diversi miliardi per ampliare i poteri operativi di Frontex. Si parla di 1,3 mld di euro nel 2019-2020 e ben 11,3 miliardi per il settennato 2021-27.

Bene, ma per Conte non benissimo. Il premier preferirebbe infatti rovesciare gli stessi soldi in un fondo specifico per l’Africa. Senza contare il problema politico. "È chiaro che assicurare il dispiegamento di mezzi e uomini significa prefigurare un'invasione della sovranità - sostiene - quindi bisogna verificare i protocolli operativi quali saranno. Tutti gli stati membri sono gelosi custodi delle proprie prerogative in termini di sovranità e l'Italia non è da meno".

Insomma: per Conte non s'ha da fare. Salvini che ne pensa?

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