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Gregoretti, Salvini ai giudici: "Non sono mica Totò Riina"

Ad Aosta per un comizio, Matteo Salvini attacca i giudici "che mi vogliono arrestare perché ho bloccato per quattro giorni lo sbarco di 131 immigrati" e "rompono le palle a uno che ha fatto il suo lavoro, manco fossi Totò Riina"

Gregoretti, Salvini ai giudici: "Non sono mica Totò Riina"

Matteo Salvini non l'ha presa bene. E non poteva essere altrimenti. L'atto di accusa del Tribunale di Catania che ha chiesto l'autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega per la vicenda della nave Gregoretti, bloccata per quattro giorni dall'allora ministro dell'Interno per impedire lo sbarco di 131 immigrati, ha fatto andare su tutte le furie il capo del Carroccio.

Intervenuto ad Aosta per un comizio, Salvini ha esploso tutta la sua rabbia contro chi lo vorrebbe processare per sequestro di persona. "Si rassegni quel giudice, o mi arresta o vado avanti a fare quello che ho fatto finora, non mi mettono paura", ha tuonato dal palco Salvini, ricevendo in cambio gli applausi della gente. Il segretario leghista si è detto pronto ad andare "in tribunale, e sarà una grande festa della libertà".

A scatenare l'ira di Matteo quanto sta succedendo in questi giorni in Italia, tra arresti e inchieste della magistratura che hanno portato a galla i legami tra politica e criminalità organizzata. Un "momento surreale", lo ha definito Salvini. "Ma c'è qualcuno - ha attaccato - che vuole arrestare anche a Milano, non per corruzione, 'ndrangheta, stupro, ma per sequestro di persona, perché ho bloccato per quattro giorni lo sbarco di 131 immigrati". È questo il reato di cui è accusato il segretario del Carroccio.

L'iter è già stato avviato dal Tribunale dei Ministri di Catania, con l'invio alla Giunta per le immunità parlamentari del Senato della richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Se Giunta e Aula dessero il via libera, l'ex titolare del Viminale andrebbe a processo. Rischiando una pena fino a 15 anni di carcere.

"Ditemi voi, più che per il reato di stupro, di spaccio o di rapina. Vi rendete conto della follia?", ha commentato lo stesso Salvini prima di puntare il dito contro i giudici di Catania che, a suo dire, dovrebbero dedicarsi a cose ben più serie. "Catania - ha gridato il leader leghista - è una terra dove il cancro della mafia è ancora troppo presente. Ma andate a inseguire i mafiosi piuttosto che rompere le palle a uno che ha fatto il suo lavoro. Manco fossi Totò Riina".

Un urlo di dolore in vista del 20 gennaio, giorno in cui la Giunta del Senato si esprimerà decidendo così il destino di Salvini. Ma ad Aosta, il capo del Carroccio non ha messo nel mirino solo la magistratura catanese. Ha lanciato i suoi strali contro il premier Giuseppe Conte e Luigi Di Maio ("Mi fanno pena Conte e Di Maio, che svendono la propria dignità nel nome di un processo a Salvini che salva solo la loro poltrona. Ma gli italiani daranno il loro giudizio in cabina elettorale e questi cambiano mestiere e, al massimo, prendono il reddito di cittadinanza").

Pesanti attacchi anche al ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede: "È urgente e irrinunciabile una riforma della giustizia, ma non una riforma alla Bonafede che prevede processi a vita", ha concluso Salvini con riferimento alla legge che prevede l'abolizione della prescrizione dopo la sentenza di primo grado a partire dal 1 gennaio 2020.

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