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I "fidanzati dell'acido" erano aggressori seriali

La bocconiana e il suo complice, secondo gli investigatori, avrebbero colpito altre due volte prima di essere arrestati

I "fidanzati dell'acido" erano aggressori seriali

Milano - Lui, lei, l'ex. E alcuni altri. Il classico triangolo di gelosia - che in un contesto già molto anomalo offriva però almeno una «specie» di spiegazione alla gravità e alla violenza dell'accaduto - potrebbe frantumarsi definitivamente per scivolare nella serialità vera e propria. Ieri la polizia, infatti, ha svolto approfonditi rilievi tecnico scientifici perquisendo le abitazioni e le auto del trentenne Alexander Boettcher e della sua amante e complice Martina Levato, 23 anni, accusati di aver aggredito con l'acido muriatico, tendendogli un'imboscata lo scorso 28 dicembre in via Giulio Carcano, Pietro Barbini, 22enne vecchio compagno di liceo della ragazza e attualmente studente a Boston. Il caso, come già avevano spiegato gli inquirenti, poteva non essere isolato. Gli investigatori dell'Ufficio prevenzione generale (Upg) il pm Marcello Musso infatti ora vogliono andare in fondo a due assalti-fotocopia di quelli di via Carcano. Aggressioni nelle quali è stata usata come «arma» l'acido muriatico (o comunque del liquido corrosivo) e che sono rimaste, al momento, senza colpevoli.

Nella notte fra l'1 e il 2 novembre, intorno alle 5 del mattino, infatti, sempre a Milano, uno studente universitario 25enne, Stefano S., era stato assalito e ferito con del liquido corrosivo da uno sconosciuto con il volto coperto da una sciarpa nella via privata Quarto Cagnino. La vittima - che non ha mai avuto problemi con la giustizia, nessun giro di brutte compagnie e che sostiene di non avere nemici - rimediò in quel ferimento ustioni di secondo e terzo grado su viso e braccia, rischiando, proprio come Barbini, di perdere la vista da un occhio e, nel migliore dei casi, di convivere con cicatrici permanenti. Per la squadra mobile, «orfana» in quel caso di telecamere (che nella viuzza non ci sono) e di testimonianze, i conti non tornavano. Visto che lo studente aveva lavorato nel mondo dei locali notturni milanesi si pensò così a un movente passionale o di natura economica.

Tuttavia è stata soprattutto la testimonianza messa nero su bianco da un altro ragazzo residente in via Nino Bixio (zona Porta Venezia) Giuliano C., a spingere gli inquirenti a verificare con cura l'evenienza della serialità. Insieme ad alcuni conoscenti, tra il 15 e il 25 novembre, infatti, il giovane sarebbe stato vittima di un caso che presenta molte, troppe analogie con quello di via Carcano. «Anche in quell'occasione, - spiegano gli investigatori - il ragazzo venne aggredito con dell'acido da due persone con il volto coperto da cappelli e sciarpe».

Tuttavia è proprio per quest'ultimo episodio che Boettcher e la Levato ora sono indagati dal pm Marcello Musso per tentate lesioni, rapina e ricettazione, come risulta dal decreto di perquisizione nel quale il magistrato della Procura di Milano spiega: «... il fatto presenta modalità di svolgimento e circostanze analoghe a quelle verificatesi nel corso di altri episodi già evidenziati da indagini in corso a carico della Levato e di Boettcher».

Così ieri l'abitazione milanese di viale Campania, la Nissan Qhasqhai di Boettcher, insieme alla casa di via Volta a Bollate e la Fiat 600 di Martina Levato, sono state perquisite e sequestrate alla ricerca di «indumenti, oggetti, arnesi e strumenti atti ad offendere».

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