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"Il mio voto alla Raggi? Un vaffa al Pd. Ma M5S non è in grado di governare"

Il fondatore del Manifesto: non c'è stata un'idea del sindaco valida. Non ha più carte da giocare, forse non le ha mai avute

"Il mio voto alla Raggi? Un vaffa al Pd. Ma M5S non è in grado di governare"

Roma - Nuovo Manifesto del Vaffa. L'esternazione è grillina, la matrice comunista, il ragionamento sintetico, quasi disimpegnato: «La Raggi non ha più carte da giocare. Anzi, credo non le abbia mai avute». Outing e contro-outing, parla Valentino Parlato. C'era anche il suo voto tra quelli che hanno eletto la sindaca di Roma. Il padre fondatore del Manifesto aveva votato Raggi e aveva rivendicato la scelta, sua e della moglie. E ora che fa? Sembra nascondere quel voto, quasi seccato, come se la sua costante voglia di ragionare avesse lasciato il passo alla rassegnazione, tra parecchi «non me ne sono occupato», altri «non ho seguito bene la vicenda» e una sola vera certezza «i miei 85 anni». E' tutta una questione di tempo, perché nel frattempo sono trascorsi sei mesi e sono cambiate parecchie cose: un capo del personale arrestato, un assessore all'Ambiente indagato, un capo segreteria e un capo di gabinetto dimessi, un vicesindaco sostituito e un valzer di assessori al Bilancio.

Parlato, oggi ridarebbe il suo voto alla sindaca dei Cinque Stelle?

«Il mio non era un voto, ma un vaffanculo. Ero indignato con il Pd, così per la prima volta ho tradito la sinistra».

Aveva detto: spero sia anche l'ultima. Conferma?

«Infatti, sarà l'ultima».

Deluso dalle beghe giudiziarie M5S?

«Ma no, di quelle mi sono occupato poco, non m'interessano. La verità? Non c'è stata una mossa della Raggi che mi possa far dire: è una buona sindaca. Non che mi aspettassi qualcosa. Il mio era un voto di protesta».

Voti raccolti più a destra o a sinistra?

«Da entrambe le parti, almeno per quanto ne so».

Con i suoi amici della sinistra ne avrà parlato, giusto?

«Sì, non pochi hanno votato Cinque Stelle. Anche per loro non penso sia stato un voto, ma piuttosto un vaffanculo».

Non crede ai Cinque Stelle come forza di governo?

«Non governeranno mai, però questa è solo la mia opinione. Il Movimento è uno schiaffo, come l'Uomo Qualunque alla fine degli anni Quaranta. Non ha un obiettivo diffuso. Ditemene uno?».

Il reddito di cittadinanza.

«È un obiettivo elettorale, non è diventato un progetto forte, non ho visto nulla di concreto per realizzarlo. Comunque non è solo un'idea loro».

È anche un'idea della (ex) sua ultra sinistra. Che ne pensa del nuovo progetto politico di Giuliano Pisapia?

«Conosco poco le ultime vicende di Pisapia».

Torniamo ai Cinque Stelle?

«Se vi va».

Lei dice che la Raggi non ha più carte da giocare. Però il consenso del Movimento non sembra scendere, per esempio ha ancora un seguito diffuso nelle periferie delle grandi città italiane. Come mai?

«Non lo so. Vedo che nelle ultime elezioni il Pd tiene solo nei quartieri borghesi delle grandi città. Penso che nelle periferie, dove maggiore è il disagio, non si cerchino più risposte. Chi vota vuol far vedere che esiste, che può rovesciare chi governa. E non vedo nei Cinque Stelle nessuna traccia di governabilità».

Parola di chi li ha votati.

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