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Poletti jr. prova a difendersi: "Guadagno 1.800 euro e mi sporco pure le mani"

Scoppia il caso del figlio di Poletti che lavora nel feudo di papà e prende i soldi pubblici. Ma lui prova a difendersi: "Non credo che mio padre c'entri nulla"

Poletti jr. prova a difendersi: "Guadagno 1.800 euro e mi sporco pure le mani"

"Meglio non averli tra i piedi". Giuliano Poletti liquida così i giovani che fuggono all'estero perché in Italia non c'è lavoro. Suo figlio, tanto, non ha di questi problemi. Come racconta oggi Paolo Bracalini sul Giornale, Manuel Poletti "si è inserito bene nel mondo del lavoro, traducendo la sua passione per il giornalismo in una brillante carriera, già direttore poco più che trentenne". E lo fa grazie ai soldi pubblici. "Io mi sporco anche le mani - prova a difendersi - mio padre non c'entra nulla con quei soldi".

Prima il figlio di Giuliano Poletti, ex segretario del Pci di Imola e poi consigliere Pds alla Provincia di Bologna, viene preso dall'Unità come corrispondente da Imola. Poi viene catapultato nel mondo delle coop rosse per le quali guida alcuni settimanali locali controllati dalla Legacoop. La Media Romagna soc.coop., di cui Manuel è presidente, edita SetteSereQui. Il giornale, il cui direttore è lui stesso Manuel Poletti, è nato dalla fusione di tre precedenti testate della provincia di Ravenna e si becca i contributi pubblici all'editoria. Nel 2015 ha intascato 191mila euro, nel 2014 197mila e nel 2013 133mila. "Più di mezzo milione di euro in tre anni", come fa notare Bracalini.

Manuel Poletti non si sente un privilegiato. Anzi, in una intervista al Fatto Quotidiano, attacca chi lo critica: "Non mi pare. Io mi sporco anche le mani, vado in tipografia e carico in auto i giornali. Da vent'anni faccio il giornalista. Nella nostra cooperativa abbiamo soltanto contratti part-time. Io guadagno circa 1800 euro al mese". Grazie anche al mezzo milione di euro incassato dai contributi pubblici. "Rispettando la legge", ci tiene a sottolineare lamentando, poi, che Matteo Renzi, quando sedeva a Palazzo Chigi, "ha gestito il fondo per l'editoria con tagli retroattivi, dopo che nel 2012 la riforma Peluffo aveva già ridotto giustamente le risorse cambiando i criteri". Quanto alla pubblicità, non crede di dovere i quasi 250mila euro di incassi grazie alla posizione del padre che con Renzi è arrivato al ministero del Lavoro. "Abbiamo 250 inserzionisti che comprano i servizi redazionali o la pubblicità tabellare - spiega - non credo (che mio padre, ndr) abbia mai influenzato la nostra attività".

Nell'intervista al Fatto Quotidiano Manuel Poletti parla del percorso di studi e ammette di non essersi ancora laurea. "Mi mancano pochi esami - dice - ho 42 anni, mi sono dedicato prima al lavoro e alla famiglia. Ho una bambina.

E sono giornalista professionista da cinque anni".

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