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Poletti jr. non emigra: lavora nel feudo di papà e prende soldi pubblici

Carriera nelle coop per il figlio del ministro che insulta i giovani: al suo giornale 500mila euro

Poletti jr. non emigra: lavora nel feudo di papà e prende soldi pubblici

Tra i milioni di giovani rimasti in Italia, a riprova che «non è che qui sono rimasti solo i pistola» come sostiene il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (contro cui il M5s presenterà una mozione di sfiducia), c'è anche suo figlio, Manuel Poletti. Poletti jr, uno dei due pargoli dell'ex presidente di Legacoop, non ha mai sentito la necessità di partire per l'estero per cercare un impiego fuori dall'Italia, unendosi così a quell'esercito di espatriati che, sempre citando il ministro, in molti casi «è bene che stia dove è andata perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi». Manuel Poletti, infatti, si è inserito bene nel mondo del lavoro, traducendo la sua passione per il giornalismo in una brillante carriera, già direttore poco più che trentenne.

Prima il figlio di Giuliano Poletti, ex segretario del Pci di Imola e poi consigliere Pds alla Provincia di Bologna, è stato preso dall'Unità (quotidiano organo del Pci-Ds-Pd) come corrispondente da Imola. Tempo di farsi le ossa come cronista, e Poletti jr riesce a fare il balzo. Dove? Nel mondo delle coop rosse, fiorente industria soprattutto nella rossa Emilia Romagna. Una passione che spesso si tramanda in famiglia, ed è proprio quel che è successo in casa Poletti. Dopo l'Unità, il figlio del ministro Poletti (che, a riprova che le occasioni in Italia si trovano se ci si impegna, è ministro del Lavoro col diploma di perito agrario) è passato a guidare alcuni settimanali locali controllati da cooperative associate a Legacoop, la potente associazione che proprio suo padre ha presieduto per più di dieci anni, dal 2002 al 2014, prima di essere chiamato a Roma dal premier Renzi.

Attualmente Poletti jr è presidente di Media Romagna soc.coop., una cooperativa che fa parte di LegaCoop Romagna. La coop del figlio del ministro si occupa di comunicazione, ed edita un giornale di cui è direttore lo stesso Manuel Poletti, SetteSereQui, nato dalla fusione di tre precedenti testate della provincia di Ravenna. Come cooperativa editoriale, il gironale di Poletti jr ha ottenuto i contributi pubblici all'editoria. Parecchi: 191mila euro nel 2015, 197mila nel 2014, e 133mila nel 2013. Più di mezzo milione di euro in tre anni. «In questa veste di imprenditore-cooperatore, oltre che di socio e lavoratore della sua cooperativa, Manuel Poletti sta seguendo in parte le orme del padre muovendo passi importanti all'interno di Legacoop Romagna - scriveva Italia Oggi -. È lui infatti a guidare il neonato network ribattezzato Treseiuno, una rete di cooperative romagnole attive nei settori della comunicazione e dell'informatica nata con lo scopo di fare massa critica e intercettare nuovi mercati e possibilità di sviluppo». L'obiettivo del network di coop lo ha spiegato lo stesso Poletti jr al notiziario associativo Romagna Cooperativa: «Proporci come fornitori di servizi avanzati ad associazioni e imprese. E non solamente del mondo cooperativo». In particolare si punta a fornire servizi a «Fico», la grande «Fabbrica italiana contadina» di Bologna progettata dal gruppo Eataly di Oscar Farinetti, grande sponsor del Pd di Renzi, di cui Poletti senior è stato (ed è ancora, con Gentiloni) ministro.

Incroci inevitabili, coincidenze fatali, a prescindere dal sicuro merito e impegno dietro alle carriere. Così come sarebbe malevolo voler vedere per forza un marchio parentale anche nella linea politica del giornale-coop diretto dal figlio del ministro-ex Legacoop. Ad esempio sul referendum, il direttore Poletti jr ha firmato un editoriale-appello il giorno prima del voto: «Basta un Sì per un Paese migliore». Disdetta per la famiglia Poletti, ha stravinto il No.

Si vede che non sono andati via abbastanza buoni a nulla.

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