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La rivolta dei presidi: "Non apriamo le scuole ai bimbi non vaccinati"

«È valida la legge Lorenzin». Teoria choc della Grillo: pure con la profilassi si muore di morbillo

La rivolta dei presidi: "Non apriamo le scuole ai bimbi non vaccinati"

«Faccia ritirare questo vergognoso emendamento o passerà alla storia, e al primo morto di morbillo sarà giustamente sbranata dall'opinione pubblica» attaccava due giorni fa il virolgo Roberto Burioni. «È una strumentalizzazione sentirsi dire da un accademico che verrò sbranata al primo morto. Non puoi illudere la gente che non morirà nessuno. Dobbiamo essere realisti»: la replica del ministra della Salute, Giulia Grillo, dalle colonne del Corriere getta benzina sul fuoco di uno scontro già ferocissimo sui vaccini. Immediato il contrattacco di Burioni da Facebook: «Il ministro della Salute dice che non si può illudere che non morirà nessuno. Dovrebbe sapere che nei Paesi con l'immunità di gregge di morbillo non muore nessuno, e che il suo dovere sarebbe di portarci in quella illusione. Andiamo bene».

Al centro, il rinvio di un anno dell'obbligo di documentare la profilassi per i bambini di nido e materne contenuto in un emendamento M5s al Milleproroghe, che di fatto smonta il precedente decreto Lorenzin che per incrementare la copertura aveva introdotto lo stop all'iscrizione dei bambini la cui vaccinazione non fosse documentata dall'Asl. Ora basterà un'autocertificazione. Ma sulla norma è battaglia e si è alzato anche il muro dell'Associazione nazionale presidi che ha ufficializzato la ribellione dopo un incontro al ministero: «Allo stato delle cose, se non verrà presentato all'inizio dell'anno scolastico il certificato di avvenuta vaccinazione della Asl, non potremo permettere la frequenza dei bimbi a scuola, nidi e materne. Non è possibile far prevalere la nuova circolare Grillo. Per ora, almeno fino all'inizio del nuovo anno scolastico, resta in vigore la legge Lorenzin: sarà quest'ultima ad essere applicata». No, dunque, anche all'ipotesi di avere classi differenziali, composte dai soli vaccinati, in cui inserire bambini immunodepressi. Insomma, barricate. Che si alzano in mezzo a un braccio di ferro politico e scientifico. A poco serve che la ministra tenti da giorni di smorzare l'allarme con i dati: «Nel 2018 solo il 2,8% dei bambini 0-6 anni non è stato vaccinato per scelta dei genitori. Nello stesso periodo la percentuale di copertura del morbillo ha raggiunto il 93,8%, contro l'85,2% del 2015». I morti sono stati quattro, dei quali tre adulti e un bambino di dieci mesi, su 2029 casi registrati da gennaio a giugno. La tensione resta alle stelle anche all'interno dello stesso M5s. Tocca al premier, Giuseppe Conte, intervenire per puntellare la linea del governo, accusato di non garantire la salute ai bimbi immunodepressi che non possono essere vaccinati: «Ho fatto vaccinare mio figlio». L'obiettivo è «garantire la massima tutela della salute e nello stesso tempo il diritto all'istruzione, differenziando tra scuola dell'obbligo e non». Eppure sono molti i dubbi da sciogliere. Perché se l'intenzione è «semplificare», il rischio è che con la sola autocertificazione qualche genitore no vax possa dichiarare il falso. «Non si annulla l'obbligo - ha chiarito Conte -. È solo un'agevolazione burocratica».

Ma «se ci fossero incertezze - ha aggiunto - vedremo eventuali interventi».

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