Elezioni Regionali 2019

Trasporti, turismo, petrolio e lavoro Le battaglie perse del "partito regione"

Il Pd è stato 20 anni al potere ma non è riuscito a innescare lo sviluppo

Trasporti, turismo, petrolio e lavoro Le battaglie perse del "partito regione"

Di sicuro c'è solo che il «partito regione» non esiste più. L'espressione giornalistica, in voga in Basilicata per definire il Pd, ha raccontato perfettamente la commistione tra potere politico e amministrazione della cosa pubblica che ha dominato la regione per più di vent'anni. Dalle elezioni regionali del 1995, con l'accordo tra ex democristiani ed ex comunisti confluiti nell'Ulivo, fino a ieri, letteralmente. Una serie infinita di vittorie elettorali, quasi sempre suggellate da percentuali bulgare, che hanno fatto della Lucania, segnata da una lunga tradizione di governo della Balena bianca durante la Prima Repubblica, un feudo «rosso», seppur di una sfumatura sbiadita dal consociativismo.

E nella fortezza non mancano i problemi. Le infrastrutture, certo, ma anche la disoccupazione giovanile e, di conseguenza, lo spopolamento in un territorio disseminato di piccoli comuni montani e spesso inaccessibili. Sul primo punto, il nodo dei trasporti è collegato a doppio filo all'evento di Matera capitale europea della cultura nel 2019. Al momento, il treno Frecciarossa arriva alla stazione di Potenza soltanto dal dicembre 2016. Mentre a Matera si arriva da Bari attraverso una linea delle Ferrovie appulo lucane, che collegano la Puglia e la Basilicata. Per le Ferrovie dello Stato, la città, di fatto non esiste. Dal resto d'Italia è raggiungibile con il pullman, alcuni messi a disposizione da Italo e dalle stesse Fs e l'aeroporto più vicino è quello di Bari. Una volta arrivati nel capoluogo pugliese l'alternativa è fra il treno regionale delle Fal e il solito trasporto su gomma. I binari che dovrebbero collegare Matera a Ferrandina, stazione Fs più vicina, e da lì alla rete ferroviaria nazionale sono vuoti. Il tratto dovrebbe essere completato non prima del 2024. Il treno, insomma, è il Godot dei trasporti lucani. Senza contare che alcune aree di interesse turistico, come ad esempio il Pollino, sono difficilmente raggiungibili anche mettendosi al volante di un'automobile.

In una regione dove tutto si tiene, l'isolamento è connesso alla disoccupazione, in primis giovanile, alla depressione dei piccoli centri e all'immobilismo politico. Secondo gli ultimi dati di Bankitalia i giovani disoccupati sono circa il 33%, e molti di loro sono costretti a emigrare. Con una popolazione ridotta all'osso, a poco più di 564mila abitanti e in costante calo.

Infine c'è la corsa al petrolio. Da sempre contraddistinta politicamente da un cerchiobottismo che ha sempre tentato di non rinunciare alle estrazioni, ma senza andare a perdere troppi consensi nel bacino ambientalista e di sinistra. Sul tema il centrodestra è stato chiaro, e lo ha dimostrato plasticamente la foto di Matteo Salvini con il caschetto dell'Eni in testa. La giunta uscente di centrosinistra, invece, nonostante le diciassette istanze di ricerca attualmente in corso, ha deciso di bloccarne una nei pressi di Brindisi di Montagna, un paesino vicino Potenza. Con l'assenso del governo gialloverde.

Di contraddizione in contraddizione, da Palazzo Chigi alla Basilicata.

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